Territorio di Alberobello
Nel vasto altopiano delle Murge figura un'area non ristretta nota col nome di
«Murge dei Trulli». Quasi al centro di detta area si trova il territorio di Alberobello,
cittadina unica al mondo che abbia una parte costituita esclusivamente dalle tipiche abitazioni
rurali a trullo.
L'abitato, che si trova a circa 40° 47' di latitudine N e a 4° 47' 7" di longitudine
E dal meridiano di Roma (Monte Mario), è sorto sui versanti di un antico solco
fluviale che divide il paese in due parti; sul versante destro si estende la
«Zona Monumentale dei Trulli», su quello sinistro la «parte nuova» del paese.
I due punti più elevati (Chiesa di S. Antonio e Casina Curri) corrispondono alla quota
approssimativa di 435 metri s.l.m., mentre la stazione ferroviaria si abbassa nella vallata
a 403 metri s.l.m.; poco distante a NE si trova la quota 380 m.s.m., mentre l'intero territorio
considerato è compreso tra i m. 269 della Masseria Ventura a N di Cuccolicchio (margine E
della tavoletta) e i m 502 della Masseria Curcio (angolo SO della tavoletta).
Il territorio di Alberobello, per sè non molto esteso, è circondato, anzi soffocato
dai «feudi» di Martina Franca, Locorotondo, Mottola, Noci, Castellana Grotte e Monopoli;
ha una superficie complessiva, secondo dati dell'Ufficio Tecnico comunale, di ettari 4.031
così suddivisi:
Seminativi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ha           800
Colture legnose specializzate. . . . . . . . . . . . . . . . . . ha        2.700
Pascoli cespugliosi, alberati e nudi. . . . . . . . . . . . . . ha           500
Improduttivi (strade, fabbricati, ecc.) . . . . . . . . . . ha             31
            
            
            
            
            
       ____________
            
            
            
             
Totale             ha        4.031
È l'ambiente ove il cittadino vive i suoi primi giorni di vita e vi continua a crescere;
vive il tempo libero e i suoi affetti più cari; lavora, realizza le sue aspirazioni e cerca
di superare le contrarietà che inevitabilmente incontra sul suo cammino.
Purtroppo un certo egoismo di oggi non fa rispettare del tutto l'ambiente e riduce
l'elaborazione di progetti di sviluppo ben armonizzato con l'ambiente stesso.
La superficie agraria e forestale di Alberobello è, come si è detto, di 4031 ettari:
è aumentata di circa 2000 ettari rispetto al 1797, dopo l'erezione di Alberobello a
Comune.
Infatti all'epoca era di 2013 ettari; grazie ai provvedimenti regi del 1862, mentre
era sindaco Giacomo Giovè, e del 1895, sindaco Angelo Turi che mostrò interventi
determinati e concreti, si raggiunse l'attuale estensione.
La natura collinare e il microclima della zona hanno reso il territorio di Alberobello
"habitat ideale" per lo sviluppo del settore agricolo, basato principalmente sulla
coltura della vite e dell'ulivo.
Invero i primi agglomerati che popolarono Alberobello (siamo intorno al 1481) erano
tutti dediti all'agricoltura basata non solo sul consumo diretto dei beni prodotti,
ma anche su molteplici colture intorno alle quali ruotavano altre attività integrative
svolte in industrie familiari, quali la tessitura e la filatura, la lavorazione del
latte, del legno e dell'uva.
I feudatari dell'epoca decisero nel 16° secolo di creare un insediamento urbano in
quella zona forestale di circa 2000 ettari ricorrendo ad uno strumento di incentivazione
demografiza ed economica: il contratto di enfiteusi perpetua.
I Conti Acquaviva d'Aragona concessero agli abitanti, disposti a trasferirsi ad
Alberobello dai comuni limitrofi, le terre incolte dietro pagamento di un canone
annuo e con l'obbligo della trasformazione e del miglioramento delle stesse.
Fu possibile così trasformare i braccianti agricoli in piccoli proprietari, con
formazioni terriere di minor dimensione. Ciò ha rappresentato e rappresenta il
fenomeno tipico della zona, quello dei cosiddetti "fazzoletti di terra" che vennero
trasformati in vigneti.
Fu possibile così operare la trasformazione in masserie dove era prevalente la
produzione cerealicolo-pastorale insieme all'allevamento del bestiame, componenti
primarie dell'economia alberobellese.
Il territorio agricolo e forestale, in definitiva, dal punto di vista economico-sociale
si presentava così suddiviso in due zone: in una tutti i piccoli proprietari soggetti ai
contratti di enfiteusi perpetua e al pagamento di un canone; nell'altra il dominio assoluto
delle terre da parte dei grandi proprietari.
Torniamo ai nostri giorni. Il censimento del 1931 su una popolazione di 8418 registrava
2763 occupati in agricoltura, apri al 25% della stessa popolazione; uguali dati non ritroviamo
nella popolazione del 1971: su una popolazione di 9290 abitanti gli occupati in agricoltura
sono in calo, sno pari al 15-17%. Infine l'ultimo censimento su una popolazione di 10665
abitanti non ha fornito la percentuale degli occupati in agricoltura, ma ha messo in evidenza
un dato allarmante che riguarda la percentuale di popolazione ricavante reddito dall'assistenza
pensionistica, che è pari al 40% della popolazione. Sono dati che fanno riflettere sui
provvedimenti da adottare nell'interesse della nostra terra e della nostra economia.
La viticoltura e l'olivocoltura sono principalmente due settori su cui va puntata la
nostra attenzione. Ricordiamo che la viticoltura durante il secolo scorso si estese
particolarmente sull'alta collina del territorio alberobellese. Era molto diffuso
il vitigno "Rosso Primitivo di Gioia", coltivato ad Alberobello con una produzione
vinicola assai richiesta, buona la qualità ma scarsa la produttività. In seguito
all'infezione fillosserica del 1905, i coltivatori preferirono orientarsi verso i
vitigni di uva bianca "Verdea e Bianco di Alessano" perché entrambi di maggiore
produttività, ma anche qualità buona, neutra, bianco carta, assai richiesta dal mercato.
Un valido supporto complementare in favore del settore vitivinicolo locale viene esercitato
dalla locale Cooperativa "Cantina sociale Pietro Tauro" che, inserendosi bene nel contesto
del mercato con la difesa e la tutela dei prezzi del prodotto, ha sempre assegnato ai propri
soci conferenti adeguate quote di reddito aggiuntivo.
La promozione DOC (denominazione di origine controllata, a norma del D.P.R. 12/7/1963,
n. 930) venne riconosciuta su detto vino "Bianco Martina" nel 1971, ma minima è sempre
stata la quantità collocata sui mercati.
Per quel che concerne invece l'olivocoltura, c'è da dire che essa, dapprima estesa su
di una superficie di 1160 ettari in seguito alla suddetta infezione fillosserica del
1905 fu estesa su tutta la collina del territorio di Alberobello, dove la scarsità
del terreno, la roccia affiorante, la siccità, resero molto difficoltoso nell'ultimo
cinquantennio la coltivazione del vigneto, permettendo così all'uliveto un rigoglioso
sviluppo, con piante di notevoli dimensioni.
"L'olivo è la pianta legnosa che più si adatta alla natura del terreno collinare ed
alle condizioni pedoclimatiche della zona", come riportano i lineamenti del Piano
Regolatore di Alberobello. È anche progressivo il grado di specializzazione della
coltura, condizione questa che permette un positivo aumento della produttività.
La varietà "Cima di Mola" si estese e si diffuse su tutto il territorio, preferita da
sempre dagli olivicoltori specialmente per la sua nota resistenza alle gelature.
Un valido e decisivo supporto sussidiario al settore viene assicurato dalla locale
Cooperativa "Oleificio Sociale" fin dal 1948 - anno di costituzione - mediante il
collocamento del 100% dell'olio extra vergine di oliva prodotto, al diretto consumo,
in apposite confezioni.
La tipicità del paesaggio della Murgia dei trulli costituisce uno dei poli di attrazione
turistica più rinomata del mondo. L'incredibile concentrazione di risorse naturali e
paesaggistiche offre opportunità valide per qualsiasi tipo di turismo.
L'offerta rurale composta da trulli, da masserie e da insediamenti tipici della civiltà
contadina esaltano il "turismo verde".
L'offerta "collina-mare" rappresenta una combinazione interessante per le caratteristiche
climatiche. Il "villeggiante" può trovarsi bene ad Alberobello.
Giuseppe Tauro
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