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LA SACRA BIBBIA Edizione CEI |
Giovanni |
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20. 21.
L’antica tradizione ecclesiastica afferma che il quarto vangelo fu
scritto dall’apostolo Giovanni, il prediletto di Cristo, quando aveva
raggiunto l’estrema vecchiezza (cfr. 21, 23) nella comunità cristiana di
Efeso, metropoli dell’Asia Minore. Il vangelo fu scritto verso l’anno
100 e il più antico manoscritto che ce lo tramanda è del 150, al massimo
del 200. Nonostante le caratteristiche che evidentemente distanziano
questo vangelo dai primi tre, Giovanni intende scrivere, come i suo
predecessori, un vangelo: lo provano l’identità del quadro generale e
dei fatti fondamentali, le non rare indicazioni cronologiche – a volte
essenziali (cfr. nota a 5, 1) -, geografiche e di vario altro tipo.
Soltanto Giovanni racconta di un prolungato ministero di Gesù a
Gerusalemme. Le radici palestinesi del vangelo vengono allo scoperto nel
linguaggio in più punti chiaramente aramaico. Giovanni scrive a distanza
di circa settanta anni dopo la morte di Gesù (a. 30) e preferisce
scegliere alcuni fatti della vita di Cristo, che, a ragione del loro
contenuto simbolico, permettono una profonda intelligenza del mistero di
Cristo, sotto la guida dello Spirito Santo (cfr. 14, 26; 15, 26; 16, 13)
e alla luce dell’esperienza soprannaturale della Chiesa. Giovanni
conserva fedelmente la sostanza degli insegnamenti di Gesù; anche se il
versa in una propria forma letteraria. Si può parlare di una tradizione
giovannea – affiorante anche in Luca – in parte parallela e in parte
complementare della tradizione riflessa nei tre primi vangeli. Il
sublimo prologo (1, 1-18) enunzia i temi sviluppati nel vangelo. I cc.
1, 19-4, 54 avviano la manifestazione della natura e dei poteri divini
di Cristo; nei cc. 5-22, la polemica con i Giudei approfondisce temi
essenziali del mistero delle persone e della missione del Figli di Dio;
i cc. 13-21 contengono il racconto della passione della morte e della
risurrezione di Cristo, con l’inserzione delle sue ultime confidenze ai
discepoli (cc. 13-17).