www.maranatha.it/mobile

LA SACRA BIBBIA

Edizione CEI

Precedente  HOME  Successivo

 

Ezechiele

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48.

Sacerdote gerosolimitano, Ezechiele fu deportato in esilio in Babilonia, dove esercitò il suo difficile ministero tra il 593 e il 571 a.C. per richiamare i Giudei delusi ed affranti alla responsabilità morale che essi avevano avuto nella catastrofe della nazione, a motivo delle loro infedeltà all’alleanza con Dio. La sua attività fu in parte contemporanea di quella di Geremia. Dopo la notizia del crollo di Gerusalemme nel 587 a.C., il profeta è tutto impegnato a rincuorare gli esuli e a prepararli all’attesa della salvezza promessa da Dio. Lo stile di Ezechiele è notevolmente diverso a quello degli altri libri profetici, non soltanto perché spesso le profezie sono datate con precisione, ma anche per la sua preferenza per il simbolismo, l’allegoria, le immagini, a volte crude, preludendo così alla formazione del genere letterario apocalittico. Le due grandi parti del libro sono il gruppo degli oracoli contro le nazioni pagane (cc 25-32) – nello stile degli antichi profeti – e i cc. 40-48, che descrivono con minuti particolari la ricostruzione religiosa di Israele vagheggiata da Ezechiele e ispirata a un ideale politico e religioso che avrà grande influenza. Nella linea di Geremia, Ezechiele insiste sul carattere personale della responsabilità e sul valore interiore del rapporto del credente col suo Dio. L’accentuazione sacerdotale del libro contribuì a stringere il residuo popolo d’Israele intorno ai suoi sacerdoti e a determinare la formazione religiosa degli Israeliti fino agli inizi dell’èra cristiana.
 

Precedente  HOME  Successivo