S.Antonio da Padova
Non è dovuto al caso se il progetto dell'unica chiesa a trullo coincida con la diffusione in Alberohello
di un nuovo verbo: il protestantesimo.
I primi tentativi di bonifica delle anime sono del 1924. Il giovane francescano, padre Aurelio, al secolo
Antonio Lippolis, consapevole dell'invadenza del nuovo credo, riprende l'abbandono delle anime del rione
Monti, che di giorno sono nei campi ed al tramonto diventano prede inconsapevoli del culto corsaro.
Certo del suo ruolo e per quel peculiare aspetto di mecenatismo che lo distinguerà anche negli anni futuri,
padre Aurelio ottiene dalla signora Antonia Cammisa il terreno per erigere una nuova chiesa per i fedeli
dell'intera Zona Monumentale e sa che potrà edificarla solo rispettando la tipologia del sito.
La prima committenza è per l'amico fraterno Martino De Leonardis, maestro d'arte, che si è distinto
precedentemente per genialità e competenze artistiche. Non uno, ma più gli schizzi, non uno, ma più
i progetti di questa pieve così particolare, così unica, abbozza ed acquerella l'artista, consapevole
anche della volubilità e protervia del Lippolis. Occorre denaro, tanto denaro per iniziare i lavori.
Il primo aiuto giunge da Anna Lippolis, sorella di Antonio, e dagli Alberohellesi, quelli residenti
(i contadini della zona raccolgono cinquantamila lire, allo scopo di essere assistiti religiosamente)
e quelli emigrati nelle due Americhe. Le offerte si fanno sempre più sostanziose, anche il regnante
papa Pio XI invia lire tremila.
Nel novembre 1925, il progetto è sottoposto all'attenzione del Soprintendente alle Antichità e Belle Arti
di Taranto, che fa sapere di inoltrarlo al Ministero dell'Istruzione, competente, trattandosi l'intera
zona sottoposta al Decreto Ministeriale del 23 settembre 1910.
Alla presenza delle Autorità ecclesiastiche e civili, l'8 dicemhre 1925, sarà collocata la prima pietra,
che subirà, invece, il rinvio nel giorno di Capodanno 1926, un dì fausto per Alberobello.
Il costo complessivo per l'edificazione è di lire quarantacinquemila (lieviterà a lire settantaseimila);
il versamento per la Società imprenditrice Francesco e Cosmo Romano e Tommaso Marzano viene dilazionato
in quattro rate, diecimilalire all'atto della firma del contratto, diecimilalire quando i lavori sono
al piano di impostazione delle volte maggiori, la terza parte di diecimilalire al compimento della
cupola e lire quindicimila a lavoro compiuto e collaudato.
Il tempo utile per portare a compimento l'opera è stabilito in dieci mesi consecutivi.
In vista della cupola, le attività subiscono un rallentamento; il tamburo dovrà avere la forma a cilindro
come risulta dal progetto, o la forma di prisma quadrangolare come vogliono il Lippolis ed il Marzano,
oppure quadrata come suggeriscono altri? Lo stato di avanzamento dei lavori ha già pregiudicato la scelta
della forma da assegnare alla cupola, in quanto la costruzione del tamburo cilindrico avrebbe richiesto
l'impostazione di adatti pennacchi, che, partendo dal piano d'imposta degli arconi principali o dal
loro piano d'intersezione, avrebbero riportato indirettamente il peso del tamburo sui quattro pilastri.
A questo proposito, su consultazione, l'ingegnere Antonio Pellerano suggerisce di seguire la forma
quadrata, perché offre, alleggerendo il tamburo, il vantaggio della stabilità.
Il 10 maggio 1927 la chiesa a trullo è ultimata; tempo di edificazione quattordici mesi e sedici giorni,
il cui inizio è registrato alla data 25 marzo 1926.
La pianta dell'intero edificio ha la forma di un trapezio retto, sollevata dal piano stradale di m. 0,70.
Il fronte è coronato da tre quinte, abbellito da un rosone e da due finestre a tutto sesto, somiglianti
al portone.
Al di sopra due piccoli coni aiutano nello slancio la cupola, che dall'apice conica al pavimento misura
m. 19,80; sulla medesima, poi, un lucernario, sempre a forma di trullo, a base quadrata, avente finestre
su ogni lato, si eleva per altri m. 3,20.
Il campanile, sormontato da un cupolino, anch'esso a trullo, si eleva a m.18,90.
L'interno della chiesa è a croce greca, la distanza tra i pilastri è di metri cinque, gli archi sono a
tutto sesto e le quattro volte raggiungono l' altezza di m. 7,60; vi sono, inoltre, otto archi dei
cappelloni con volte a tenda.
L'assenza di un qualsiasi complemento decorativo spinge, inizialmente, i fedeli all' acquisto, forse da
artisti salentini, della statua del Santo di Padova, dal quale la chiesa prende il nome, sebbene sia
consacrata al Sacro Cuore di Gesù in onore di Sant' Antonio. La festa per questo taumaturgo non conosce
interruzioni.
Dell' artista Adolfo Rollo sono il Cristo e l'affresco dietro l'altare maggiore (ove leggi dall'alto,
da sinistra a destra, s.Caterina e s.Domenico; s.Elena ed il beato Luigi Guanella; s.Benedetto,
s.Pietro, s.Paolo e s.Giorgio; s.Maria Maddalena e s.Lucia; ai piedi della croce s.Antonio, s.Francesco,
Adamo, Maria Santissima, s.Giovanni, Eva e i santi Cosma e Damiano), il bassorilievo nel cappellone
di sinistra del beato Luigi Guanella, (nel braccio a sinistra) il Cristo pantocreatore ed i bassorilievi
che raccontano alcuni momenti della vita del Santo e che insieme alle virtù teologali "Fides, Spes,
Charitas" ed ai consigli evangelici "Paupertas, Castitas, Oboedentia" conferiscono risalto all'immagine
di sant' Antonio col poverello.
Nell'interno della chiesa si incontrano altri simulacri: l'Immacolata e santa Rita da Cascia.
Sul lato destro è la sacrestia, ivi il parroco pro tempore, don Giacomo Donnaloia, accoglie sempre
benevolmente i fedeli ed i visitatori di questo singolare gioiello d'arte alberobellese.
Angelo Martellotta
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