FINALMENTE FRATELLI!
(Gn 44,14-34)
INTRODUZIONE
+ Abbiamo lasciato Giuseppe e i suoi fratelli finalmente riuniti per un pranzo
insieme, anche se non proprio alla stessa tavola.
La storia, di nuovo, potrebbe finire qui, e Giuseppe potrebbe farsi riconoscere.
Resta da capire però se questi fratelli sono davvero diventati fratelli, oppure no.
E allora c'è l'ultima prova, quella della coppa nascosta nel sacco di Beniamino.
Giuseppe mette cioè i fratelli nella stessa situazione del c. 37, quella di
decidere la sorte del loro fratello minore: quando la coppa sarà ritrovata
nel sacco di Beniamino, questo fratello minore sarà condannato a morte, o
comunque trattenuto come schiavo. Che faranno i fratelli? Se non lo
abbandoneranno al suo destino, come avevano fatto all'inizio con Giuseppe,
allora sarà il segno che sono cambiati, che sono diventati fratelli.
Difatti rispondono al maggiordomo che cerca la coppa nei loro sacchi:
"quello dei tuoi servi presso il quale si troverà la coppa sarà messo
a morte, e anche noi diventeremo schiavi del mio signore" (44,9).
Ora tutti sono disposti a pagare, anche per una colpa che non hanno
commesso. Davanti alla prospettiva che solo Beniamino debba pagare
dicono: allora no, paghiamo tutti insieme! I fratelli finalmente non
sono più complici, ma solidali.
E perciò non succede che dieci tornano dal padre e il minore torna
dal faraone per essere messo a morte, ma "tornarono in città" (13),
tutti e undici! Finalmente cominciano a camminare nella direzione della fraternità!
TESTO. Nel breve dialogo con Giuseppe (14-17) le parole vanno comprese
nel loro senso immediato, ma anche nel loro significato più profondo.
Giuseppe: "Che azione avete commessa?".
Avete rubato la coppa del visir,
ma anche: avete ucciso il vostro fratello minore. "Non sapete che un uomo
come me è capace di indovinare?": io sono capace di conoscere ciò che è
nascosto: il furto della mia coppa, ma anche tutto ciò che avevo previsto
con i miei sogni.
E davanti al visir Giuda, a nome dei fratelli, confessa la colpa: non
abbiamo parole, non possiamo cercare di giustificarci, perché "Dio ha
trovato la colpa dei tuoi servi" (16). Ma la colpa di cui parla non è
tanto quella della coppa rubata (cosa che del resto non hanno fatto),
ma quella di aver eliminato il fratello. Ne parla a Giuseppe, non sapendo
che quello è Giuseppe e non sapendo che lui sa tutto.
E così, dal senso di colpa e dal rimorso stiamo finalmente arrivando
alla confessione del peccato. Hanno tenuto quel peso nascosto nel cuore
per anni, ma alla fine Dio (non Giuseppe), attraverso una serie intricata
di eventi, ha fatto venire tutto allo scoperto: il sacco del loro cuore
è stato aperto, e il peccato è venuto fuori. E ora sono pronti a pagare
per quello che hanno fatto (non tanto il furto della coppa, che non hanno
rubato, ma la vendita del fratello).
+ Con la confessione del peccato c'è anche la disponibilità alla penitenza,
a pagare per quel peccato: "eccoci schiavi del mio signore, noi e colui
che è stato trovato in possesso della coppa" (16). Disposti a pagare tutti,
per la colpa di uno.
-> È questo sentirci profondamente solidali, nel bene, ma anche nel male,
il distintivo dei fratelli. L'amore si spinge fino a qui (cf. Teresina,
Padre Pio...).
+ I fratelli sono sottoposti a delle umiliazioni: accusati di essere spie,
poi considerati ladri perché si ritrovano il denaro nei sacchi e poi la coppa,
furti che non hanno commesso!
? Per noi la cosa più importante quando le relazioni scricchiolano è sempre
chiarire da che parte sta la ragione (naturalmente dalla nostra!) e non
siamo mai disposti a cedere finché questa ragione non ci è riconosciuta.
Quante umiliazioni dobbiamo invece saper accogliere nel cammino che porta
alla fraternità, e spesso per delle cose ingiuste, per cose che non abbiamo
mai commesso né pensato!
+ E non si giunge alla fraternità se non ci si sa fare servi del fratello:
"Dio stesso ha scoperto la colpa dei tuoi servi. Eccoci schiavi del mio
signore" (16), che è poi essere servi di quel fratello che abbiamo voluto
dimenticare (Giuseppe). Quanta insistenza su questo rapporto servo-signore,
che non è solo un modo ossequioso, tipicamente orientale, di rapportarsi,
ma dice anche come dobbiamo guardare il fratello. S. Vincenzo de' Paoli
diceva: "I poveri sono i vostri padroni".
+ Ma Giuseppe insiste (17): "L'uomo che sarà trovato in possesso della
coppa, quello sarà mio schiavo". Beniamino deve essere trattenuto, perché
ritenuto "colpevole". Ora i fratelli sono di nuovo chiamati a decidere
cosa fare di quel fratello minore: Lo scaricheranno di nuovo, come hanno
già fatto una volta con Giuseppe?
GIUDA. Quando Giuseppe offre la libertà a tutti in cambio di
Beniamino (17), inizia il lungo intervento di Giuda (18-34), dove fa
un po' il riassunto di tutta la storia. Si ferma a guardare indietro
per cercare di mettere insieme i tasselli, cercare di capire quanto
è accaduto, cercare di capire dove stanno andando.
-> Come sono importanti questi momenti di verifica generale. La nostra
vita non è solo un intreccio casuale di fatti, a volte intricati,
spesso anche dolorosi. Bisogna fermarsi ogni tanto e fare discernimento
per tirare fuori dal sacco eventuali colpe o ferite, recenti o passate,
che abbiamo sempre cercato di tenere nascoste, di non pensarci troppo.
Lo facciamo nella confessione. Ma fermarsi anche semplicemente per capire
cosa sta combinando il Signore nella nostra vita.
E questa revisione la si fa davanti al visir, che è poi un fratello/sorella,
perché non basta solo ruminare tra sé e sé, è importante farla davanti a
un fratello nella fede. E ci si chiarisce a se stessi.
+ Nel rileggere la storia passata Giuda non si ferma sulla carestia,
sul grano, sul denaro ritrovato nei sacchi, sulla coppa. Ha capito che
non sono quelle le cose importanti accadute nella loro storia. Va subito
al nocciolo della questione: "Il mio signore aveva interrogato i tuoi
servi: Avete un padre o un fratello? E noi avevamo risposto: Abbiamo un
padre vecchio e un figlio ancor giovane..., suo fratello è morto..."
(19-20). Giuda ora ha capito che il vero problema è quello della famiglia,
problema di fratellanza e di figliolanza, non di carestia e di fame!
-> Quante volte noi leggiamo gli eventi della nostra vita solo a un
livello superficiale, senza cogliere le cose che veramente sono
importanti... Non basta risolvere i problemi di salute, o di bilancio
economico, sono altre le cose che ci fanno vivere in pace: ritrovare
il nostro vero rapporto con il Padre e ritrovare un rapporto di vera
fraternità con dei fratelli!
AMORE DI FRATELLO. Nelle parole di Giuda ormai si comincia a
parlare di fraternità, di fratelli minori, ma anche del padre, "abbiamo
un padre e un fratello". Perché amore per il padre e amore per il fratello
sono strettamente connessi.
Le sue parole sono quelle di un uomo ormai convertito. E lo si vede
bene da alcune sue espressioni.
- "Noi rispondemmo (a nostro padre): non possiamo ritornare laggiù:
se c'è con noi il nostro fratello minore, andremo; altrimenti non
possiamo essere ammessi alla presenza di quell'uomo senza avere con
noi il nostro fratello minore" (26). Bisogna esserci proprio tutti,
nessuno escluso, anche il fratello minore, anche quello più antipatico
perché il più amato dal padre. Non si può essere famiglia/fraternità
se anche uno solo resta fuori.
-> Attenzione a non perdere per strada qualche fratello/sorella "minore".
"Minore" non solo per la giovane. Anzi, spesso è il più anziano, il meno dotato….
- E neppure si può tornare al padre senza i fratelli, tutti. "Se io
arrivassi dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non fosse con noi,
poiché la vita dell'uno è legata alla vita dell'altro, non appena egli
vedesse che il giovinetto non è con noi, morirebbe, e i tuoi servi
avrebbero fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo
servo, nostro padre" (30). Giacobbe vuole così bene a Beniamino, che
se muore il figlio muore anche il padre. Giuda sta dicendo: "Beniamino
è più amato di me, di noi tutti fratelli messi assieme e io non posso
tollerare che questo legame di amore si spezzi". Se questo amore di
predilezione una volta faceva problema, e aveva spinto addirittura i
fratelli a uccidere il minore, ora non è più così. Anzi! Giuda aggiunge:
- "Il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre…
Ora, lascia che il tuo servo rimanga al posto del giovinetto come
schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi
fratelli!" (33). Questo è davvero il punto di arrivo della conversione
di Giuda/fratelli, il punto di svolta di tutta la storia. Giuda
dice: prendi me, e lascia Beniamino. Durante il primo viaggio
nessuno si era offerto al posto di Simeone; ora invece Giuda non
solo si fa garante di Beniamino, ma è pronto a offrire la propria
vita al posto di quella del fratello. Ne hanno fatta di strada,
questi fratelli!
-> Disposto a pagare per un altro (e per una colpa non commessa)!
È la prima volta che la Bibbia parla del soffrire al posto di un
altro, per la salvezza di un altro ("sofferenza vicaria"), ciò
che si compirà perfettamente in Cristo. Ma non è ciò che dovrebbe
essere disposto a fare anche il cristiano?
PER AMORE DEL PADRE. Ma cosa spinge Giuda a fare questo? L'amore
per il fratello, sì, ma prima di tutto e soprattutto l'amore per
il padre: "Che io non veda il male che colpirebbe mio padre" (34)
se torno da lui senza Beniamino. Un tempo non si erano fatti problema
di far avere al padre la tunica macchiata di sangue del loro fratello,
di vederlo soffrire sino alla morte. Ora invece la gelosia è stata
completamente riassorbita ed è diventata amore fraterno ma anche
amore filiale. Questo è il vero amore fraterno: disposti a dare la
vita per un fratello spinti dall'amore per il Padre. Come Cristo!
-> La radice solida dei nostri rapporti fraterni è il nostro rapporto
con Dio Padre. Come si diceva all'inizio: ogni problema di
fraternità/famiglia è sempre anche, prima, un problema di figliolanza;
se in una famiglia/comunità scricchiola l'amore fraterno è perché
scricchiola l'amore per Dio Padre.
IL PADRE. Non solo amore "per il padre", ma amore del padre.
Il padre Giacobbe acquista sempre più spazio nella storia (15x solo
nel nostro testo), come elemento determinante per raddrizzare la
situazione tra i fratelli. Perché è esattamente questo l'elemento
fondante ogni comunione. L'unica realtà che in tutta questa storia
non si è frantumata è l'amore di Giacobbe per i suoi figli, anche
se dimenticato, non capito, non assunto. Sì, perché all'uomo è data
la libertà di poter rifiutare questo amore, e proprio questa è la
caratteristica dell'amore vero: lasciare che l'altro possa rifiutarlo.
+ Ora l'amore fraterno non può essere ridotto a un imperativo etico,
perché la nostra sola volontà non è in grado di realizzare tale
imperativo. Occorre piuttosto aprirsi a quell'Amore, che è una forza
reale: è l'amore del Padre in noi che opera e ci abilita a sentire
l'altro come fratello perché Suo figlio.
E questo amore ha sempre una dimensione pasquale: non è un semplice
abbracciarsi, ma è scendere negli abissi della pasqua a causa del
dolore dell'assenza dei fratelli, sentire cioè la crocifissione
perché mancano i fratelli. Ciò che appunto ha dovuto vivere prima
Giuseppe e ora anche gli altri fratelli.
CONCLUSIONE. Ecco che è giunto a compimento il cammino che Giuseppe
voleva far fare ai suoi fratelli: voleva che tornassero ad essere
fratelli perché voleva che tornassero ad essere figli. E dalle parole
di Giuda si capisce che questo è accaduto. I fratelli sono davvero
convertiti; adesso sono davvero fratelli! Il peccato è stato
completamente riassorbito: chi una volta ha tolto la vita al fratello,
ora è diventato capace di dare la vita per il fratello.
Allora è giunto il momento in cui Giuseppe può rivelarsi, ora i
fratelli possono riconoscerlo, perché sono diventati fratelli e
perché sono finalmente diventati anche figli.
DOMANDE
+ Ho il coraggio di fermarmi, ogni tanto, per rivedere il cammino
della mia vita, o tiro sempre avanti senza pormi troppi problemi?
Ho l'umiltà di farlo davanti a un altro/a?
+ Solidali con il male, il peccato degli altri. Quanto sento anche
"mio" il peccato di un fratello? Quanto mi fa male il peccato del
mondo? Quanto sono disposto a pagare, a metterci del mio, per il
peccato degli altri?
+ Quanto sono attento a non perdere per strada un fratello/sorella "minore"?
+ L'amore per il Padre, che ogni giorno coltivo soprattutto nella
preghiera, mi spinge ad amare di più i fratelli/sorelle?