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San Cataldo di Rachau
Nato in Irlanda all'inizio del secolo VII, dopo essere stato monaco e poi abate del monastero di Lismore, fondato dal vescovo Cartagine, Cataldo divenne vescovo di Rachau. Durante un peilegrinaggio in Terra Santa, morì a Taranto, nella cui cattedrale fu sepolto e dimenticato. Nel 1094, durante la ricostruzione del sacro edificio, che era stato distrutto dai Saraceni, fu ritrovato il suo corpo, come indicava chiaramente una crocetta d'oro su cui era inciso il suo nome e quello della sede episcopale. Questo reperto, che si conserva insieme col corpo ha permesso di stabilire che il santo visse nel secolo VII e erroneamente, quindi, i tarantini lo considerarono loro vescovo, anzi il protovescovo. nominato da s. Pietro apostolo. Il 10 maggio ricorre la festa di Cataldo, che è patrono della città bimare ed è venerato, oltre che in Irlanda, sua patria, nell'Italia Meridionale e insulare. A Modena gli è intitolata una chiesa parrocchiale e Supino, cittadina del Lazio meridionale, è uno dei centri del suo culto.
Bastone pastorale
Presso Taranto, san Cataldo, vescovo e pellegrino, che si ritiene venuto dalla Scozia.

Sant'Isidora la Stolta
La sua agiografia, infarcita di eventi miracolosi che la rendono poco credibile sul piano storico, non ci fornisce informazioni riguardo alla vita precedente alla sua ordinazione, riferendoci solo che, una volta ammessa ne monastero di Tabenna iniziò a comportarsi come una persona insana di mente, tenendo comportamenti non consoni al suo ruolo e rifiutando in maniera recisa di mangiare con le altre sorelle del monastero.Isidora aveva come compito quello di lavorare in cucina e di pulire ogni angolo del pavimento, compito che pose in essere con diligenza finché non decise, dopo essersi coperta di stracci di non cucinare più per le consorelle e di nutrirsi solo con l'acqua sporca ottenuta con il risciaquo delle stoviglie. A causa delle sue azioni le sue compagne presero a disprezzarla e a a sgridarla per ogni minima piccolezza senza tuttavia riuscire a modificare il suo comportamento. Infatti le agiografie ci riferiscono che Isidora non si arrabbiò mai per i continui ribrotti delle compagne, rassegnandosi di buon grado ad essere giudicata come una pazza (così come lei stessa si considerava).
Leggenda vuole che San Pitrim, un monaco asceta del deserto, ebbe una visione in cui un angelo gli ordinava di andare al monastero di Tabenna, di cercare una monaca con un cencio in testa poiché lei sopportava le angherie delle altre sorelle senza lamentarsene, avvicinandosi con i suoi atti alla Passione di Gesù. Il monaco si diresse allora dove gli era stato indicato senza tuttavia incontrare la sorella descrittagli dall'angelo perché le altre monache la tenevano nascosta ai visitatori con il pretesto che fosse posseduta dal demonio. Isidora apparve tuttavia e si inginocchiò davanti al monaco il quale, per tutta risposta si prostrò per terra chiedendole di benedirlo.
Alle domande delle consorelle Pitrim raccontò la propia visione concludendo che "Vicina a Dio, Isidora è la più in alto di tutti noi". Dopo quelle parole l'agiografia sulla santa narra che le altre sorelle si pentirono e le chiesero perdono per il loro comportamento.
A seguito di quell'avvenimento si racconta che un gran numero di pellegrini iniziò a giungere al monastero per poterle parlare ma Isidora, volendo nascondersi, si allontanò da questo e iniziò una vita eremitica. morì intorno al 365.

San Giobbe
«Visse nel paese di Hus» (Giobbe 1,1), che molti autori identificano con la regione posta tra l'Idumea e l'Arabia settentrionale. Tutto fa credere che non fosse ebreo, ma «retto, timorato di Dio» (1,1; 2,3). Era al colmo della ricchezza e della felicità quando improvvisamente fu colpito da una serie di disgrazie che lo privarono in breve tempo di ogni suo avere e perfino dei figli (1,13-19). Semplici le sue parole di rassegnazione davanti alla perdita delle cose e delle persone piú care: «Jahweh ha dato e JIahweh ha tolto: il nome di Jahweh sia benedetto» (1,21). Colpito da una malattia che lo riduce tutto una piaga, non perde la sua calma, neppure davanti allo scherno e alla derisione della moglie (2, 7-10). Cacciato di casa, è costretto a passare i suoi giorni in mezzo ad un letamaio. Qui lo trovano tre amici che, informati della sua disgrazia, sono accorsi a confortarlo. A questo punto il libro introduce un lunghissimo dialogo (3-41) che discute in forma alta mente poetica il problema dell'origine cioè del dolore nel mondo. La vita di Giobbe dopo la prova è compendiata dal libro sacro in pochissimi versetti (42, 11-17). Riebbe i suoi armenti, generò di nuovo sette figli e tre figlie, visse ancora altri 140 anni.
Giobbe = perseguitato, sopporta le avversità, dall'ebraico
Commemorazione di san Giobbe, uomo di mirabile pazienza in terra di Hus.

San Frodoino
Frodoino figlio di un nobile franco (Magafredo), giovanissimo fu "oblato" al monastero dei Santi Pietro e Andrea di Novalesa, ove poi fu anche monaco.Il 10 febbraio 773, alla morte dell'abate Asinario, assunse il governo. Egli resse l'abba-zia in uno dei tempi di maggior splendore. Era amico di Carlo Magno, il quale stabilì pres-so la Novalesa il quartiere generale nella battaglia delle Chiuse (presso la Sacra di San Michele) che gli aprì la via verso Roma, immortalata nell'Adelchi manzoniano. Carlo Magno non dimenticò l'amicizia e l'aiuto dell'abate, determinanti per l'esito della guerra e concesse numerose franchigie e donazioni all'abbazia.Occupata l'Italia, incoronato in Roma nell'aprile 774 re dei Longobardi, Carlo Magno sul-la via del ritorno si soffermò nuovamente in Novalesa, dove affidò a Frodoino il figlio Ugo in tenera età, affinché ne facesse un buon monaco.
Frodoino fu uomo di grande saggezza e di grande attività: diede valido incremento agli studi presso i suoi monaci. Sotto di lui lavorò il monaco Atteperto, famoso copista di cui si conserva ancora un magnifico evangeliario.Dopo quarantatre anni di governo, Frodoino, celebre per nobiltà e splendore di virtù, morì in fama di santità nell'816. E' ricordato il 10 maggio.

Beato Enrico Rebuschini
Nato a Gravedona (Como) nel 1860, il beato Enrico Rebuschini a 18 anni comincia un cammino vocazionale, che però non viene ben visto dalla famiglia, appartenente alla buona borghesia lombarda. Soprattutto dal padre, il quale però alla fine cede ed Enrico entra 24enne nel seminario di Como. Poi va al Collegio Lombardo di Roma, ma una crisi depressiva lo riporta in famiglia. Il ritrovato equilibrio, che lui attribuisce all'intervento di Dio, lo porta a impegnarsi per i più bisognosi. Il confessore lo orienta, allora, verso i Camilliani, congregazione dedita a malati e sofferenti. Così, dopo un'illuminazione avuta in una chiesa comasca davanti a un quadro del fondatore, Camillo de Lellis, a 27 anni entra in noviziato. Con una particolare dispensa il vescovo di Mantova Giuseppe Sarto (il futuro Pio X) lo ordina sacerdote già due anni dopo. Svolge il suo ministero per dieci anni a Verona e dal 1899 alla morte, avvenuta nel 1938, nella casa di cura San Camillo di Cremona. È beato dal 1997.
Enrico = possente in patria, dal tedesco
A Cremona, beato Enrico Rebuschini, sacerdote dell'Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, che servì in semplicità i malati negli ospedali.

San Giovanni d'Avila
Giovanni d’Avila visse nel secolo XVI. Profondo conoscitore delle Sacre Scritture, era dotato di ardente spirito missionario. Seppe penetrare con singolare profondità i misteri della Redenzione operata da Cristo per l’umanità. Uomo di Dio, univa la preghiera costante all’azione apostolica. Si dedicò alla predicazione e all’incremento della pratica dei Sacramenti, concentrando il suo impegno nel migliorare la formazione dei candidati al sacerdozio, dei religiosi e dei laici, in vista di una feconda riforma della Chiesa. Proficua la sua collaborazioni con grandi santi spagnoli suoi contemporanei quali Ignazio di Loyola, Francesco Borgia, Pietro d’Alcantara e Teresa d'Avila. Beatificato nel 1894 e canonizzato nel 1970, Papa Benedetto XVI lo ha proclamato "Dottore della Chiesa" il 7 ottobre 2012.
Clero diocesano spagnolo
A Montilla nell'Andalusia in Spagna, san Giovanni d'Ávila, sacerdote, che percorse tutta la regione predicando Cristo e, sospettato ingiustamente di eresia, fu gettato in carcere, dove scrisse la parte più importante della sua dottrina spirituale.

Santa Solangia
Nata verso l'863 d.C. a Villemont, in Francia, Solangia era affascinata dal martirio di sant'Agnese e ripeteva che ne avrebbe seguito le orme. Portando al pascolo il gregge della famiglia, talvolta era rapita in estasi. A sedici anni fu notata da Rainolfo, figlio del conte del luogo il quale, raggiuntala al pascolo, le chiese di sposarlo. Ma Solangia rifiutò spiegando che era già sposa di Cristo. All'apparenza rassegnato, in realtà il giovane non se ne fece una ragione e qualche tempo dopo la raggiunse nuovamente. Lei si mise a fuggire, ma Rainolfo la inseguì e, accecato dall'ira, sguainò la spada e le recise il capo. Dalla testa staccata di Solangia uscì il grido «Gesù»: il corpo si rianimò, afferrò la testa e riprese a correre sino al luogo in cui sarebbe poi stata sepolta: il campo dove soleva fermarsi in preghiera. (Avv.)

Presso Bourges nella regione dell'Aquitania, in Francia, santa Solangia, vergine, che si tramanda abbia affrontato il martirio per conservare la sua castità.

Beato Niccolò (Nicolò) Albergati
Nicolò,della nobile famiglia Albergati, a 18 anni entrò fra i monaci della Certosa di Bologna, di cui divenne priore. Nel 1417 fu eletto vescovo della città per designazione popolare e da Martino V fu creato cardinale nel 1426. Coltivò l'istruzione religiosa delle classi popolari fondando la Compagnia di San Gerolamo Miramonte. Sotto il suo episcopato, per la prima volta, nel 1433 discese dal Colle della Guardia l'immagine della B.V. di San Luca. Inviato come Legato Pontificio nelle nazioni europee, fu artefice e messaggero di pace tra i popoli, e animatore del Concilio Ecumenico di Ferrara-Firenze nel 1438. Morì a Siena e fu sepolto nella Certosa di Firenze. Benedetto XIV lo annoverò fra i beati nel 1744.
Niccolò = variante di Nicola
Bastone pastorale
A Siena, transito del beato Nicola Albergati, vescovo di Bologna, che entrò giovane nell'Ordine dei Certosini e, ordinato vescovo, giovò molto alla Chiesa con il suo impegno pastorale e con le sue missioni apostoliche.

Sant'Amalario Fortunato di Treviri
Fu insigne teologo e fondatore della scienza liturgica medioevale. Nato a Metz nel 775, pur se non si fece mai monaco dopo l'800 fu eletto abate commendatario di Hornbach. Nell'813 fu legato di Carlo Magno a Costantinopoli; al ritorno si ritirò a Nonantola e in seguito partecipò ai concili di Aquisgrana e di Parigi. Morì in fama di santità e di miracoli a Metz, fra l'850 e l'853. Dopo lunghe e sofferte confutazioni storiche, Amalario fu identificato con Fortunato arcivescovo di Treviri, dal che deriva la doppia denominazione.
L'Ordine Benedettino lo festeggia il 10 maggio.

Beato Giusto Santgelp
Francese di illustri natali, il Beato Giusto di Santgelp, cavaliere laico dell'Ordine della Mercede, nell'anno 1284 in redenzione nel regno saraceno di Granada in Spagna, liberò 200 schiavi dalla dura schiavitù degli invasori. La sua carità, umiltà, penitenza furono estremi e morì santamente nel convento di Sant'Antonio abate in Tarragona.
L'Ordine lo festeggia il 10 maggio.

Beato Ivan Merz
A Zagabria in Croazia, beato Ivan Merz, che, dedito agli studi umanistici e all'insegnamento, diede ai giovani un fulgido esempio di educatore radicato nella fede in Cristo e di laico cristiano impegnato per il progresso della società.

Beata Beatrice I d'Este
A Padova, beata Beatrice d'Este, vergine, che fondò sui colli Euganei il monastero di Gemmola e, nel breve spazio della sua vita, percorse da monaca un arduo cammino di santità.

San Guglielmo di Pontoise
A Pontoise presso Parigi in Francia, san Guglielmo, sacerdote, che, inglese di nascita, divenuto parroco, rifulse per lo zelo verso le anime e per lo spirito di pietà.

Santi Gordiano ed Epimaco
A Roma sulla via Latina, san Gordiano, martire, che fu sepolto nella cripta, dove già da tempo si veneravano le reliquie di sant'Epimachio martire.

San Comgall
In Irlanda, san Comgall, abate, che fondò il celebre monastero di Bangor e fu padre sapiente e guida prudente di una grande schiera di monaci.

Sant'Alfio
Lentini (SR) e Trecastagni (CT)
Alfio = bianco, dal latino
Palma
A Lentini in Sicilia, santi Alfio, Filadelfio e Cirinio, martiri.

Santi Quarto e Quinto
Nello stesso luogo (A Roma sulla via Latina), commemorazione dei santi Quarto e Quinto, martiri.

San Filadelfo
Lentini (SR) e Trecastagni (CT)
Palma
A Lentini in Sicilia, santi Alfio, Filadelfio e Cirinio, martiri.

San Cirino
Lentini (SR) e Trecastagni (CT)
Palma
A Lentini in Sicilia, santi Alfio, Filadelfio e Cirinio, martiri.

Beato Antonio da Norcia
Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco

San Dioscoride di Smirne
A Mira in Licia, nell'odierna Turchia, san Dioscoride, martire.

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