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Santa Flavia Domitilla
Vissuta tra il primo e il secondo secolo, sono poche le informazioni su di lei. A parte una leggendaria Passio, non anteriore al V secolo, sia Eusebio sia Dione Cassio raccontano che sarebbe stata perseguitata sotto Diocleziano. Da Eusebio sappiamo che Flavia, nipote di Flavio Clemente, uno dei consoli di Roma (95 d.C.), per la sua fede in Cristo fu deportata a Ponza dove dovette soffrire, secondo San Girolamo, un lungo martirio. Dione Cassio ci dice, invece, che fu moglie di Flavio Clemente e che perse la vita per la propria fede. Una iscrizione conservata oggi nella basilica dei Ss. Nereo e Achilleo conferma queste ultime affermazioni, precisando che Flavia Domitilla era "neptis" nipote di Vespasiano, padre di Domiziano, e che fu moglie di Flavio Clemente.
Flavia = dai capelli biondi, dal latino
Palma
A Roma, comemmorazione di santa Domitilla, martire, che, nipote del console Flavio Clemente, accusata durante la persecuzione di Domiziano di aver rinnegato gli dèi pagani, per la sua testimonianza di fede in Cristo fu deportata insieme ad alcuni altri nell'isola di Ponza, dove consumò un lungo martirio.

Santa Rosa Venerini
Vi sono almeno due buone ragioni per ricordare  questa donna straordinaria canonizzata da Benedetto XVI nel 2006.  Concepì e realizzò per prima il progetto di aprire scuole pubbliche per  ragazze del popolo in Italia; si impegnò con coraggio «a favore dell'elevazione spirituale e dell'autentica emancipazione delle giovani  donne del suo tempo» (Benedetto XVI). Rosa Venerini nacque a Viterbo nel 1656. Il padre era medico, la mamma  apparteneva ad una famiglia benestante. Da giovane ebbe difficoltà ad  individuare la sua vocazione. Né il matrimonio, né la vita religiosa  sembravano adatte a lei. Con il consiglio del direttore spirituale,  cercò allora una via nuova: con due concittadine aprì nel 1685 a Viterbo  una scuola pubblica che si riprometteva di istruire le giovani e nello  stesso tempo di trasmettere loro le verità della fede. Seguirono nel  giro di pochi anni una decina di scuole nelle diocesi confinanti. Molte  furono le resistenze nei confronti di queste donne che coabitavano in  piccolissimi nuclei di due o tre maestre e sembravano sospese tra vita religiosa e vita laicale. Rosa, tuttavia, vicina alla spiritualità  dell'ordine gesuita, proseguiva con tenacia nel suo impegno perché si sentiva talmente «inchiodata alla volontà di Dio che non mi importa né  morte né vita». In questo spirito sopportò anche la separazione da santa Lucia Filippini che, dapprima sua compagna, sembrò poi mettersi in  concorrenza con lei. Dopo aver operato nel nord del Lazio, la Venerini  riuscì a impiantare il suo istituto anche a Roma e dintorni allargando la rete delle fondazioni a tutta la regione laziale. Morì a Roma nel  1728 e venne sepolta nella Chiesa del Gesù.
Rosa = dal nome del fiore
A Roma, beata Rosa Venerini, vergine di Viterbo, che insieme alle Maestre Pie aprì le prime scuole in Italia per l'istruzione della gioventù femminile.

Sant'Agostino Roscelli
Di famiglia molto povera, Agostino Roscelli nasce a Casarza Ligure, nel Levante ligure, il 27 luglio 1818 e viene battezzato lo stesso giorno perché si teme per la sua vita. Dopo avere studiato col parroco nel 1835 si trasferisce a Genova per prepararsi al sacerdozio e viene ordinato prete il 19 settembre 1846. Diventa confessore in San Martino d'Albaro e poi inizia a dedicarsi ai carcerati, ai neonati e alle ragazze madri. L'impegno verso queste giovani gli fa venire l'idea di dar vita ad una congregazione dedicata a loro e, sostenuto da alcune donne penitenti che gli offrono collaborazione per aiutare le tante ragazze bisognose, dopo avere ottenuto il benestare di Pio IX, il 15 ottobre 1876, realizza il suo sogno creando la Congregazione delle Figlie dell'Immacolata. E il 22 ottobre consegna l'abito religioso alle prime Figlie. Muore a Genova il 7 maggio 1902.
Agostino = piccolo venerabile, dal latino
A Genova, sant'Agostino Roscelli, sacerdote, che istituì la Congregazione delle Suore dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria per la formazione delle fanciulle.

Beata Gisella d'Ungheria
La beata Gisella, figlia di Enrico II di Baviera e di Gisella di Borgogna, nacque alla fine del X secolo e sposò nel 996/997 il primo re d'Ungheria Stefano il Santo. Fu la prima ed importante collaboratrice del marito, nell'opera di conversione al cattolicesimo degli ungheresi, fondando ed arricchendo con parecchi doni i monasteri e le chiese del regno. Nel 1031 le morì il figlio Emerico e nel 1038 perse anche il marito. Ma le sventure proseguirono quando il successore di Stefano, Pietro Orseolo, la privò dei suoi beni. Gisella fu costretta nel 1045 a lasciare l'Ungheria. Tornò in Baviera e si ritirò nel monastero benedettino di Niedenburg presso Passau, dove diventò badessa. Morì intorno al 1060 e sepolta nello stesso monastero.
Nel monastero di Niedernburg nella Baviera, in Germania, beata Gisella, che, sposata con santo Stefano re d'Ungheria, aiutò il marito nell'opera di propagazione della fede e, dopo la sua morte, spogliatasi di tutti i suoi beni e in esilio dal regno, si ritirò in questo monastero, di cui fu poi badessa.

Sant'Antonio Pecierskij
Antonio è il suo secondo nome, quello assunto da monaco: prima si chiamava Antipa. Pecierskij è invece una sorta di soprannome. Vuol dire "delle grotte" e si riferisce sia a quella scavata da lui come "cella" nella valle del Dnjepr presso Kiev, sia alle molte altre che per impulso suo scavarono via via altri uomini di preghiera, attirati in quei luoghi dalla sua fama di santità. E felici di imparare da quest'uomo che "non si mostrava mai ingiusto né arrabbiato... ed era sempre compassionevole e silenzioso, pieno di misericordia con tutti". Perfino con i briganti: offriva benevolenza e cibo anche a loro.
Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco
A Kiev nell'odierna Ucraina, sant'Antonio, eremita, che proseguì nel monastero delle Grotte la vita monastica che aveva appreso sul monte Athos.

Beato Alberto da Bergamo
Nacque intorno al 1214 a Villa d'Ogna (Bg) da una famiglia di modesti contadini. Laborioso e pio si sposò senza mai tralasciare le opere di pietà e di carità. La sua illimitata generosità verso i poveri rese estremamente dura la convivenza con sua moglie. Anche i compaesani fecero convergere su di lui il loro astio fino a costringerlo ad allontanarsi dal suo paese natio e a riparare a Cremona. Qui entrò nel Terz'Ordine secolare e spese le sue fatiche a favore dei più poveri e in opere di pietà.
Alberto = di illustre nobiltà, dal tedesco
A Cremona, beato Alberto da Bergamo, contadino, che sopportò con pazienza i rimproveri della moglie per la sua eccessiva generosità verso i poveri e, lasciati i campi, visse povero come frate della Penitenza di San Domenico.

San Cerenico (Cenerico, Cinereo) di Spoleto
Da Spoleto si recò con il fratello Serenedo, nel sec. VII, nella regione di Le Mans, già diacono e come sembra monaco benedettino, dopo un periodo di eremitaggio presso Sèez (Orne), raccolse intorno a sè centoquaranta monaci. Morì il 7 Maggio del 669 ed ebbe subito culto pubblico. Il suo culto si è perpetuato nelle diocesi di Sèez e di Soissons, dove si celebra la festa il 7 Maggio.
Presso Le Mans in Francia, san Cenerico, monaco e diacono, che, dopo aver visitato i sepolcri dei santi Martino di Tours e Giuliano di Le Mans, passò la vita in solitudine e austerità.

San Giovanni di Beverley
A Beverley in Northumbria, nell'odierna Inghilterra, transito di san Giovanni, vescovo prima di Hexham e poi di York, che associò l'impegno pastorale alla preghiera personale e, deposto l'incarico, visse per il resto della sua vita come monaco nel monastero da lui stesso fondato in questo luogo.

Beato Antonio de Agramunt
Mercedario redentore, il Beato Antonio de Agramunt, nell'anno 1428 nel regno moro di Granada (Spagna), liberò 530 schiavi. Di una bontà estrema fu ammirato e benvoluto dai mori stessi e dopo una vita virtuosa morì santamente.
L'Ordine lo festeggia il 7 maggio.

San Flavio di Nicomedia
Flavio = dai capelli biondi, dal latino
Palma
A Nicomedia in Bitinia, nell'odierna Turchia, santi Flavio e quattro compagni, martiri.

Sant'Agostino di Nicomedia
Agostino = piccolo venerabile, dal latino
Palma

Sant'Augusto di Nicomedia
Augusto = consacrato agli auguri
Palma

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