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San Bruno di Segni (da Solero)
Bruno nacque a Solero d'Asti nel 1040. Dopo aver conseguito la laurea presso l'Università di Bologna, decise di ritirarsi nel monastero di Montecassino. Nominato canonico della Cattedrale di Siena dal vescovo Rodolfo, fu inviato a Roma per impegni della diocesi. Qui ebbe l'incarico di confutare l'eretico Berengario. La disputa si tenne davanti al Pontefice, e Bruno confutò così sapientemente l'eretico, che Gregorio VII stesso lo consacrò e nominò vescovo di Segni. Pochi anni dopo affiancherà il Papa nella gigantesca lotta alle elezioni simoniache e la prepotenza di Enrico IV. Tornò a Segni nell'aprile del 1082, ma giuntovi fu imprigionato dal conte Adolfo di Segni. Il Signore però vegliava su di lui e con un miracolo ripetuto per tre volte lo liberò. Tornato a Roma fu nuovamente imprigionato col Papa nella mole Adriana. Dopo la liberazione, Bruno, desideroso di pace, trascorse nel chiostro benedettino gli ultimi anni della propria vita, seguendo con cura la Regola, tanto che dopo soli cinque anni di vita monastica venne eletto abate di Montecassino. Nel 1112 si ritirò a Segni, sua sede episcopale, e qui morì il 18 luglio 1123.
Bastone pastorale
A Segni nel Lazio, san Bruno, vescovo, che molto lavorò e soffrì per il rinnovamento della Chiesa e, costretto per questo a lasciare la sua sede, trovò rifugio a Montecassino, dove divenne abate temporaneo del monastero.

San Ruffillo di Forlimpopoli
Un antico sermone del secolo XI ci dà alcune informazioni su Ruffillo, primo vescovo di Forlimpopoli. Il documento racconta che fra Forlimpopoli e Forlì, si annidava un mostruoso drago, che col solo fiato ammorbava l'aria, provocando la morte di diverse persone. Il vescovo Ruffillo esortò i fedeli della diocesi a fare digiuni e pregare, affinché la zona venisse liberata dal mostro, nel contempo invitò il vescovo di Forlì Mercuriale (anch'egli poi santo) a partecipare all'impresa. Si recarono ambedue alla tana del drago, qui gli strinsero attorno alla gola le loro stole e lo gettarono in un profondo pozzo, chiudendone l'imboccatura con un «memoriale» (un monumento o un'iscrizione). Questo episodio è raccontato anche nella «Vita» di san Mercuriale e in quella dei santi Grato e Marcello. Il dragone rappresentò il simbolo dell'idolatria ancora abbastanza diffusa, che vide il protovescovo di Forlimpopoli impegnato a debellarla insieme all'opera di altri santi vescovi della regione, suoi contemporanei. Si può fissare il periodo del suo episcopato nella prima metà del secolo V.
A Forlimpopoli in Emilia, san Ruffillo, vescovo, che si ritiene abbia per primo governato questa Chiesa e condotto l'intera popolazione rurale a Cristo.

Beata Tarcisia (Olga) Mackiv
Olha Mackiv nacque il 23 marzo 1919 nel villaggio di odoriv, nella regione ucraina di Lviv (Leopoli) dans la région de Lviv. Il 3 marzo 1938 entrò tra le Suore Ancelle di Maria Immacolata. Due anni e mezzo dopo, il 5 novembre 1940, emise i suoi primi voti e ricevette il nome religioso di Tarsykia. Priora del suo convento sino all’arrivo dei comunisti a Lviv, Suor Tarcisia fece un voto privato alla presenza del suo direttore spirituale, Padre Volodomyr Kovalyk, rendendosi disponibile a sacrificare la propria vita per la conversione della Russia e per il bene della Chiesa Cattolica.
Decisi a distruggere il monastero, i bolscevichi la mattina del 17 luglio 1944 suonarono alla porta del convento di Krystonopil ed uccireso con un colpo Tarsykia per aver difeso la gemma della verginità e la sua fede. Fu beatificata da Giovanni Paolo II il 27 giugno 2001, insieme con altre 24 vittime del regime sovietico di nazionalità ucraina.
Nel villaggio di Krystonopil in Ucraina, beata Tarcisia (Olga) Mackiv, vergine della Congregazione delle Suore Ancelle di Maria Immacolata e martire, che, in tempo di guerra, per avere difeso la fede davanti ai suoi persecutori conseguì la duplice vittoria della verginità e del martirio.

San Simone da Lipnica
Nacque a Lipnica Murowana, in Polonia, tra il 1435 ed il 1440. Conobbe san Giovanni da Capestrano, che aveva aperto il primo convento di frati francescani. Ricevette l'ordinazione presbiterale verso il 1465. Ricoperse svariati incarichi all'interno dell'ordine e divenne famoso per le sue omelie. Si recò a Pavia in occasione di un capitolo generale dei Frati Minori, nonché in pellegrinaggio a Roma ed in Terra Santa. Fece ritorno a Cracovia nel 1482, mentre una terribile epidemia di peste imperversava in città. Simone non mancò con altri suoi confratelli di prestarsi nel soccorso dei malati, contraendo così l'infezione letale. Sul letto di morte formulò una richiesta alquanto singolare: essere sepolto sotto l'ingresso della chiesa, in modo tale da essere calpestato da tutti i visitatori. La morte lo colse il 18 luglio 1482. Benedetto XVI lo ha canonizzato il 3 giugno 2007.
A Cracovia in Polonia, beato Simone da Lipnica, sacerdote dell'Ordine dei Minori, che fu insigne per la predicazione e la devozione verso il nome di Gesù e, mosso dalla carità a provvedere alla cura dei malati di peste moribondi, trovò egli stesso fra loro la morte.

Sant'Arnolfo di Metz
Di nobile famiglia, ebbe cariche amministrative sotto il re dell'Austrasia, Teodeberto. Si sposò ed ebbe due figli, uno dei quali fu Clodolfo, vescovo di Metz, mentre l'altro, Ansegiso, fu il primo dei grandi "maestri di palazzo" e quindi antenato dei Carolingi. Dopo aver riunito l'Austrasia ala neustrasia, benché laico, venne eletto vescovo, mantenendo la sua carica di consigliere a corte e di educatore del futuro re Dagoberto. Si dedicò comunque ad un'intensa attività pastorale. Dopo aver partecipato a due Concili, desideroso di una vita ascetica, finalmente ottenne da Dagoberto il permesso di entrare ad Habend, nella fondazione monastica di Romarico, un suo amico conte palatino che vi si era a sua volta ritirato.
Arnolfo = forte e astuto, dal tedesco
Bastone pastorale
A Metz in Austrasia, ora in Francia, sant'Arnolfo, vescovo, che fu consigliere di Dagoberto, re di Austrasia e, lasciato l'incarico, condusse vita eremitica sui monti Vosgi.

San Filastrio di Brescia
Sesto vescovo di Brescia, Filastrio nacque intorno al 330 e poi divenne prete a 30 anni e vescovo a 50. Anche la sua origine non è certa: c'è chi ipotizza che fosse italiano, spagnolo o egiziano. Predicò contro gli ariani in Lombardia e a Roma, entrando in rapporti con sant'Ambrogio e sant'Agostino, che lo cita nelle sue opere contro gli eretici. Partecipò al Sinodo di Aquileia del 381. Si conosce il giorno della morte, il 18 luglio, ma non la data, ritenuta anteriore a quella della morte di Ambrogio, avvenuta nel 397. Le reliquie sono venerate con quelle di sant'Apollonio nella cripta dell'antico duomo romanico di Brescia.
A Brescia, san Filastrio, vescovo, la cui vita e morte furono lodate da san Gaudenzio, suo successore.

Sant'Emiliano di Durostoro
Sant'Emiliano, martire presso Dorostoro in Mesia, disobbedì agli editti di Giuliano l'Apostata ed alle minacce del suo vicario Catulino, rovesciò l'altare degli idoli ed impedì il sacrificio e per questo fu dunque gettato nella fornace, conseguendo così la palma del martirio.
A Silistra in Mesia, nell'odierna Bulgaria, sant'Emiliano, martire, che, disobbedendo agli editti di Giuliano l'Apostata e alle minacce del suo vicario Catulino, rovesciò l'altare degli idoli impedendo il sacrificio e, gettato nella fornace, ricevette la palma del martirio.

Sant'Elio di Capodistria
Nulla di certo si può dire sulla figura di S. Elio, il cui culto a Capodistria risale prima del Quattrocento. Forse nacque a Costabona, in diocesi di Capodistria, nella seconda metà del primo secolo; fu discepolo di S. Ermagora di Aquileia e diacono di Nazario, protovescovo di Capodistria. Morì un 18 luglio, giorno in cui è festeggiato, dopo aver edificato una chiesa in onore della Vergine. Verso la fine del Seicento le sue spoglie furono collocate sotto un altare nella cripta del coro della cattedrale di Capodistria.

San Domenico Nicolao Dinh Dat
Nella città di Nam Định nel Tonchino, ora Viet Nam, san Domenico Nicola Đinh Đạt, martire, che, soldato, costretto a rinnegare la fede cristiana, dopo atroci supplizi calpestò la croce; ma pentitosi subito, per espiare la colpa dell'apostasia, scrisse all'imperatore Minh Mạng di volere essere di nuovo processato come cristiano, morendo infine strangolato.

Beato Bernardo de Arenis
Religioso mercedario francese, il Beato Bernardo de Arenis, venne inviato a redimere in terra d'Africa. Per il nome di Gesù sopportò molte umiliazioni e sofferenze finché, liberò 222 schiavi dalle prigioni dei mussulmani. Infine con lieto animo morì santamente.
L'Ordine lo festeggia il 18 luglio.

Santa Sinforosa e sette figli
Palma
A Roma al nono miglio della via Tiburtina, commemorazione dei santi Sinforosa e sette compagni, Crescente, Giuliano, Nemesio, Primitivo, Giustino, Stacteo ed Eugenio, martiri, che subirono il martirio con diversi generi di tortura, divenendo fratelli in Cristo.

San Federico di Utrecht
Federico = potente in pace, dal tedesco
Bastone pastorale
A Utrecht in Austrasia, nel territorio dell'odierna Olanda, san Federico, vescovo, che rifulse nello studio delle Sacre Scritture e mise cura e impegno nell'evangelizzazione dei Frisoni.

Beato Giovanni Battista de Bruxelles
All'ancora in mare davanti a Rochefort sulla costa francese, beato Giovanni Battista di Bruxelles, sacerdote di Limoges e martire, che durante la rivoluzione francese morì sfinito dall'inedia e dalla peste in una sordida galera.

Santa Teodosia di Costantinopoli
A Costantinopoli, santa Teodosia, monaca, che patì il martirio per aver difeso un'antica immagine di Cristo, che l'imperatore Leone l'Isaurico aveva ordinato di rimuovere dalla Porta Bronzea del suo Palazzo.

San Materno di Milano
A Milano, san Materno, vescovo, che, restituita la libertà alla Chiesa, traslò con tutti gli onori i corpi dei martiri Nábore e Felice da Lodi nella sua città.

Santa Maria Greca
Corato (BA
)Pastorale, diadema, campanello, globo

Santa Marina di Orense
Marina = donna del mare, dal latino

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