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1 MAGGIO
SAN GIUSEPPE LAVORATORE (mf)
UFFICIO DELLE LETTURE


INVITATORIO

V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.
 
Antifona
Adoriamo Cristo, nostro Dio,
chiamato figlio del lavoratore, alleluia.
 
SALMO 94  Invito a lodare Dio
Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi » (Eb 3,13).

Si enunzia e si ripete l'antifona.

Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.).

Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.).

Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, *
il gregge che egli conduce (Ant.).

Ascoltate oggi la sua voce: †
« Non indurite il cuore, *
come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto,

dove mi tentarono i vostri padri: *
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.).

Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
 
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.).

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.).
 
Inno

Santa e dolce dimora,
dove Gesù fanciullo
nasconde la sua gloria!

Giuseppe addestra all'umile
arte del falegname
il Figlio dell'Altissimo.

Accanto a lui Maria
fa lieta la sua casa
di una limpida gioia.

La mano del Signore
li guida e li protegge
nei giorni della prova.

O famiglia di Nazareth,
esperta del soffrire,
dona al mondo la pace.

A te sia lode, o Cristo,
al Padre ed allo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen.

1^ Antifona
Tu ci salvi, Signore:
celebriamo il tuo nome per sempre, alleluia.

SALMO 43, 2-9
   (I) Il popolo di Dio nella sventura
In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37)
.

Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, †
i nostri padri ci hanno raccontato 
l'opera che hai compiuto ai loro giorni, *
nei tempi antichi. 

Tu, per piantarli, con la tua mano 
hai sradicato le genti, *
per far loro posto, hai distrutto i popoli. 

Poiché non con la spada conquistarono la terra, *
né fu il loro braccio a salvarli; 

ma il tuo braccio e la tua destra 
e la luce del tuo volto, *
perché tu li amavi. 

Sei tu il mio re, Dio mio, *
che decidi vittorie per Giacobbe. 

Per te abbiamo respinto i nostri avversari, *
nel tuo nome abbiamo annientato 
i nostri aggressori. 

Infatti nel mio arco non ho confidato *
e non la mia spada mi ha salvato, 
ma tu ci hai salvati dai nostri avversari, *
hai confuso i nostri nemici. 

In Dio ci gloriamo ogni giorno, *
celebrando senza fine il tuo nome.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.

1^ Antifona

Tu ci salvi, Signore:
celebriamo il tuo nome per sempre, alleluia.

2^ Antifona

Perdona il tuo popolo, Signore;
non ci esporre alla vergogna.

SALMO 43, 10-17  
(II) Il popolo di Dio nella sventura
In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37)
.

Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna, *
e più non esci con le nostre schiere. 

Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari *
e i nostri nemici ci hanno spogliati. 

Ci hai consegnato come pecore da macello, *
ci hai dispersi in mezzo alle nazioni. 

Hai venduto il tuo popolo per niente, *
sul loro prezzo non hai guadagnato. 

Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini, *
scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno. 

Ci hai resi la favola dei popoli, *
su di noi le nazioni scuotono il capo. 

L'infamia mi sta sempre davanti *
e la vergogna copre il mio volto 

per la voce di chi insulta e bestemmia, *
davanti al nemico che brama vendetta.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.

2^ Antifona

Perdona il tuo popolo, Signore;
non ci esporre alla vergogna.

3^ Antifona

Sorgi, Signore,
salvaci nella tua misericordia, alleluia.

SALMO 43, 18-27 
(III)  Il popolo di Dio nella sventura
In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37)
.

Tutto questo ci è accaduto †
e non ti avevamo dimenticato, *
non avevamo tradito la tua alleanza. 

Non si era volto indietro il nostro cuore, *
i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero; 
ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli *
e ci hai avvolti di ombre tenebrose. 

Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio *
e teso le mani verso un dio straniero, 
forse che Dio non lo avrebbe scoperto, *
lui che conosce i segreti del cuore? 

Per te ogni giorno siamo messi a morte, *
stimati come pecore da macello. 

Svegliati, perché dormi, Signore? *
Destati, non ci respingere per sempre. 
Perché nascondi il tuo volto, *
dimentichi la nostra miseria e oppressione? 

Poiché siamo prostrati nella polvere, *
il nostro corpo è steso a terra. 
Sorgi, vieni in nostro aiuto; *
salvaci per la tua misericordia.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.

3^ Antifona

Sorgi, Signore,
salvaci nella tua misericordia, alleluia.

Versetto

V. Per la risurrezione, o Cristo alleluia,
R. gioiscono i cieli e la terra, alleluia.

Prima Lettura

Dalla prima lettera di san Giovanni, apostolo 3, 1-11

Siamo figli di Dio

Carissimi, quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge. Voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non v'è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l'ha conosciuto.
Figlioli, nessuno v'inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com'egli è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio.
Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello.
Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri.
 
Responsorio  
Cfr. 1 Gv 3, 1. 2
R. Quale grande amore ci ha dato il Padre: * siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente, alleluia.
V. Quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
R. Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente, alleluia.

Seconda Lettura
Dalla Costituzione pastorale «Gaudium et spes» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
(Nn. 33-34)

L'attività umana nell'universo
Con il suo lavoro e con l'ingegno l'uomo ha sempre cercato di sviluppare maggiormente la sua vita. Oggi poi specialmente con l'aiuto della scienza e della tecnica ha dilatato e continuamente dilata il suo dominio su quasi tutta la natura e principalmente in forza dei maggiori mezzi dovuti all'intenso scambio tra le nazioni, la famiglia umana poco alla volta si riconosce e si costituisce come una comunità unitaria nel mondo intero. Da qui viene che molti beni che l'uomo si aspettava soprattutto dalle forze superiori, oggi ormai se li procura con la propria iniziativa. Di fronte a questo immenso sforzo che investe ormai tutto il genere umano, sorgono tra gli uomini parecchi interrogativi. Qual è il senso e il valore dell'attività umana? Come si deve usare dei suoi frutti e delle sue risorse? Al raggiungimento di quale fine tendono gli sforzi sia dei singoli che delle collettività?
La Chiesa, che custodisce il deposito della parola di Dio, fonte dei principi religiosi e morali, anche se non ha sempre pronta la risposta alle singole questioni, desidera unire la luce della rivelazione alla competenza di tutti, perché sia illuminata la strada che l'umanità ha da poco imboccato. Per i credenti è certo che l'attività umana individuale e collettiva, con quello sforzo immenso con cui gli uomini lungo i secoli cercano di cambiare in meglio le condizioni di vita, risponde al disegno divino. L'uomo, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il mandato di sottomettere a sé la terra con tutto ciò che è contenuto in essa, di governare il mondo nella giustizia e nella santità, di riconoscere Dio come creatore di tutto e, conseguentemente, di riferire a lui stesso e tutto l'universo, di modo che, assoggettate all'uomo tutte le cose, il nome di Dio sai glorificato su tutta le terra.
Questo vale pienamente anche per il lavoro di ogni giorno.
Quando uomini e donne per procurare il sostentamento a sé e alla famiglia, esercitano il proprio lavoro così da servire la società, possono giustamente pensare che con la loro attività prolungano l'opera del Creatore, provvedono al benessere dei fratelli e concorrono con il personale contributo a compiere il disegno divino nella storia. I cristiani pensano che quanto gli uomini hanno prodotto con il loro ingegno e forza non si oppone alla potenza di Dio, né che la creatura razionale sia quasi rivale del Creatore. Sono persuasi che le vittorie del genere umano sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno.
Quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si amplia la responsabilità, sia individuale che collettiva. Gli uomini non sono distolti dalla edificazione del mondo dal messaggio cristiano, né sono spinti a disinteressarsi del bene dei loro simili, ma anzi ad operare più intensamente per questo scopo.

Responsorio
  Cfr. Gn 2, 8. 15
R. Il Signore Dio collocò l'uomo, che aveva plasmato, nel giardino di Eden, * perché coltivasse e custodisse l'opera del creatore, alleluia.
V. Con questo compito ha creato l'uomo:
R. perché coltivasse e custodisse l'opera del creatore, alleluia.
  
Orazione
O Dio, che nella tua provvidenza hai chiamato l'uomo a cooperare con il lavoro al disegno della creazione, fa' che per l'intercessione e l'esempio di san Giuseppe siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, e riceviamo la ricompensa che ci prometti. Per il nostro Signore.

R. Amen.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.

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