TuttoSchermo       Chiudi      
13 GIUGNO
SANT' ANTONIO DI PADOVA (m)
Sacerdote e dottore della Chiesa
UFFICIO DELLE LETTURE


INVITATORIO

V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.
 
Antifona
Venite, adoriamo il pastore supremo,
Cristo Signore.
 
SALMO 94  Invito a lodare Dio
Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi » (Eb 3,13).

Si enunzia e si ripete l'antifona.

Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.).

Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.).

Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, *
il gregge che egli conduce (Ant.).

Ascoltate oggi la sua voce: †
« Non indurite il cuore, *
come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto,

dove mi tentarono i vostri padri: *
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.).

Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
 
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.).

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.).
 
Inno
Frumento di Cristo noi siamo,
cresciuto nel sole di Dio,
nell'acqua del fonte impastati,
segnati dal crisma divino.

In pane trasformaci, o Padre,
per il sacramento di pace:
un Pane, uno Spirito, un Corpo,
la Chiesa una-santa, o Signore.

O Cristo, pastore glorioso,
a te la potenza e l'onore
col Padre e lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen.

1^ Antifona
Non punirmi, Signore,
nel tuo sdegno, abbi pietà di me.

SALMO 37, 2-5 
  (I) Implorazione del peccatore in estremo pericolo
Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 Pt 2, 22. 24. 25).

Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, *
non punirmi nella tua ira. 
Le tue frecce mi hanno trafitto, *
su di me è scesa la tua mano. 

Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano, *
nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati. 
Le mie iniquità hanno superato il mio capo, *
come carico pesante mi hanno oppresso.

Gloria al Padre e al Figlio, * 
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio e ora e sempre, * 
nei secoli dei secoli. Amen.

1^ Antifona
Non punirmi, Signore,
nel tuo sdegno, abbi pietà di me.

2^ Antifona

Ogni mio desiderio
è di fronte a te, o Signore.

SALMO 37, 6-13  
(II) Implorazione del peccatore in estremo pericolo
Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 Pt 2, 22. 24. 25).


Putride e fetide sono le mie piaghe *
a causa della mia stoltezza. 
Sono curvo e accasciato, *
triste mi aggiro tutto il giorno. 

I miei fianchi sono torturati,*
in me non c'è nulla di sano. 
Afflitto e sfinito all'estremo, *
ruggisco per il fremito del mio cuore. 

Signore, davanti a te ogni mio desiderio *
e il mio gemito a te non è nascosto. 

Palpita il mio cuore, †
la forza mi abbandona, *
si spegne la luce dei miei occhi. 

Amici e compagni 
si scostano dalle mie piaghe, *
i miei vicini stanno a distanza. 

Tende lacci chi attenta alla mia vita, †
trama insidie chi cerca la mia rovina *
e tutto il giorno medita inganni.

Gloria al Padre e al Figlio, * 
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio e ora e sempre, * 
nei secoli dei secoli. Amen.

2^ Antifona

Ogni mio desiderio
è di fronte a te, o Signore.

3^ Antifona

A te confesso la mia colpa;
non abbandonarmi, Dio, mia salvezza.

SALMO 37, 14-23
   Implorazione del peccatore in estremo pericolo
Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 Pt 2, 22. 24. 25).


Io, come un sordo, non ascolto †
e come un muto non apro la bocca; *
sono come un uomo 
che non sente e non risponde. 

In te spero, Signore; *
tu mi risponderai, Signore Dio mio. 

Ho detto: «Di me non godano, 
contro di me non si vantino *
quando il mio piede vacilla». 

Poiché io sto per cadere *
e ho sempre dinanzi la mia pena. 
Ecco, confesso la mia colpa, *
sono in ansia per il mio peccato. 

I miei nemici sono vivi e forti, *
troppi mi odiano senza motivo, 
mi pagano il bene col male, *
mi accusano perché cerco il bene. 

Non abbandonarmi, Signore, *
Dio mio, da me non stare lontano; 
accorri in mio aiuto, *
Signore, mia salvezza.

Gloria al Padre e al Figlio, * 
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio e ora e sempre, * 
nei secoli dei secoli. Amen.

3^ Antifona

A te confesso la mia colpa;
non abbandonarmi, Dio, mia salvezza.

Versetto
V. I miei occhi si consumano nell'attesa,
R. per la promessa del mio salvatore.

Prima Lettura

Dal libro di Giosuè 10, 1-14; 11, 15-17

Il popolo di Dio entra in possesso della sua terra
Quando Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva preso Ai e l'aveva votata allo sterminio, e che, come aveva fatto a Gerico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re e che gli abitanti di Gàbaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in mezzo a loro, ebbe grande paura, perché Gàbaon, una delle città regali, era più grande di Ai e tutti i suoi uomini erano valorosi. Allora Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, mandò a dire a Oam, re di Ebron, a Piream, re di Iarmut, a Iafia, re di Lachis e a Debir, re di Eglon: «Venite da me, aiutatemi e assaltiamo Gàbaon, perché ha fatto pace con Giosuè e con gli Israeliti». Quelli si unirono e i cinque re amorrei, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis ed il re di Eglon, vennero con tutte le loro truppe, si accamparono contro Gàbaon e le diedero battaglia. Allora gli uomini di Gàbaon mandarono a dire a Giosuè, all'accampamento di Gàlgala: «Non privare del tuo aiuto i tuoi servi. Vieni presto da noi; salvaci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano sulle montagne».
Giosuè partì da Gàlgala con tutta la gente di guerra e tutti i prodi guerrieri. Allora il Signore disse a Giosuè: «Non aver paura di loro, perché li metto in tuo potere; nessuno di loro resisterà davanti a te».
Giosuè piombò su di loro d'improvviso: tutta la notte aveva marciato, partendo da Gàlgala. Il Signore mise lo scompiglio in mezzo a loro dinanzi ad Israele, che inflisse loro in Gàbaon una grande disfatta, li inseguì verso la salita di Bet-Oron e li batté fino ad Azeka e fino a Makkeda. Mentre essi fuggivano dinanzi ad Israele ed erano alla discesa di Bet-Oron, il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre fino ad Azeka e molti morirono. Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada. Allora, quando il Signore mise gli Amorrei nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele:
«Sole, férmati in Gàbaon
e tu, luna, sulla valle di Aialon».
Si fermò il sole 
e la luna rimase immobile 
finché il popolo non si vendicò dei nemici.
Non è forse scritto nel libro del Giusto: «Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero. Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva ascoltato il Signore la voce d'un uomo, perché il Signore combatteva per Israele»?
Come aveva comandato il Signore a Mosè suo servo, Mosè ordinò a Giosuè e Giosuè così fece: non trascurò nulla di quanto aveva comandato il Signore a Mosè.
Giosuè si impadronì di tutto questo paese: le montagne, tutto il Negheb, tutto il paese di Gosen, il bassopiano, l'Araba e le montagne di Israele con il loro bassopiano. Dal monte Calak, che sale verso Seir, a Baal-Gad nella valle del Libano sotto il monte Ermon, prese tutti i loro re, li colpì e li mise a morte.

Responsorio    Ez 34, 13. 15
R. Radunerò il mio gregge da tutte le regioni; lo ricondurrò nella sua terra, lo farò pascolare * sui monti d'Israele, nelle valli e in tutta la regione.
V. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e le farò riposare
R. sui monti d'Israele, nelle valli e in tutta la regione.
 
Seconda Lettura

Dai «Discorsi» di sant'Antonio di Padova, sacerdote 
 
La predica è efficace quando parlano le opere
Chi è pieno di Spirito Santo parla in diverse lingue. Le diverse lingue sono le varie testimonianze su Cristo: così parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza e obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi. La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere, e così siamo maledetti dal Signore, perché egli maledì il fico, in cui non trovò frutto, ma solo foglie. «Una legge, dice Gregorio, si imponga al predicatore: metta in atto ciò che predica». Inutilmente vanta la conoscenza della legge colui che con le opere distrugge la sua dottrina.
Gli apostoli «cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo dava loro il potere di esprimersi» (At 2, 4). Beato dunque chi parla secondo il dettame di questo Spirito e non secondo l'inclinazione del suo animo. Vi sono infatti alcuni che parlano secondo il loro spirito, rubano le parole degli altri e le propalano come proprie. Di costoro e dei loro simili il Signore dice a Geremia: «Perciò, eccomi contro i profeti, oracolo del Signore, che muovono la lingua per dare oracoli. Eccomi contro i profeti di sogni menzogneri, dice il Signore, che li raccontano e traviano il mio popolo con menzogne e millanterie. Io non li ho inviati né ho dato alcun ordine. Essi non gioveranno affatto a questo popolo. Parola del Signore» (Ger 23, 30-32).
Parliamo quindi secondo quanto ci è dato dallo Spirito Santo, e supplichiamo umilmente che ci infonda la sua grazia pere realizzare di nuovo il giorno di Pentecoste nella perfezione dei cinque sensi e nell'osservanza del decalogo. Preghiamolo che ci ricolmi di un potente spirito di contrizione e che accenda in noi le lingue di fuoco per la professione della fede, perché, ardenti e illuminati negli splendori dei santi, meritiamo di vedere Dio uno e trino.

Responsorio    Cfr. Dn 7,11
R. Per le parole solenni che egli proferiva * i peccatori si pentivano.
V. E facevano penitenza al cospetto di Dio.
R. I peccatori si pentivano.

Orazione

Dio onnipotente ed eterno, che in sant'Antonio di Padova hai dato al tuo popolo un insigne predicatore e un patrono dei poveri e dei sofferenti, fa' che per sua intercessione seguiamo gli insegnamenti del vangelo e sperimentiamo nella prova il soccorso della tua misericordia. Per il nostro Signore.

R. Amen
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.

       Chiudi