XXIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO - MARTEDÌ UFFICIO DELLE LETTURE INVITATORIO V. Signore, apri le mie labbra R. e la mia bocca proclami la tua lode. Antifona Grande è il Signore nostro re: venite adoriamo. SALMO 94 Invito a lodare Dio Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi » (Eb 3,13). Si enunzia e si ripete l'antifona. Venite, applaudiamo al Signore, * acclamiamo alla roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, * a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.). Poiché grande Dio è il Signore, * grande re sopra tutti gli dèi. Nella sua mano sono gli abissi della terra, * sono sue le vette dei monti. Suo è il mare, egli l'ha fatto, * le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.). Venite, prostràti adoriamo, * in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati. Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, * il gregge che egli conduce (Ant.). Ascoltate oggi la sua voce: † « Non indurite il cuore, * come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: * mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.). Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione † e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, * non conoscono le mie vie; perciò ho giurato nel mio sdegno: * Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.). Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen (Ant.). Inno Ascolta, o Padre santo, la voce dei fedeli, che invocano il tuo nome. Tu spezza le catene, guarisci le ferite, perdona i nostri errori. Senza te siam sommersi in un gorgo profondo di peccati e di tenebre. Il tuo braccio potente ci conduca a un approdo di salvezza e di pace. Sia onore e gloria al Padre, al Figlio e al Santo Spirito nei secoli dei secoli. Amen. 1^ Antifona Il Signore fa giustizia per i poveri. SALMO 9 B 22-32 (I) Preghiera e ringraziamento Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio (Lc 6, 20). Perché, Signore, stai lontano, * nel tempo dell'angoscia ti nascondi? Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio * e cade nelle insidie tramate. L'empio si vanta delle sue brame, * l'avaro maledice, disprezza Dio. L'empio insolente disprezza il Signore: † «Dio non se ne cura: Dio non esiste» ; * questo è il suo pensiero. Le sue imprese riescono sempre. † Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi: * disprezza tutti i suoi avversari. Egli pensa: «Non sarò mai scosso, * vivrò sempre senza sventure». Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca, * sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso. Sta in agguato dietro le siepi, * dai nascondigli uccide l'innocente. I suoi occhi spiano l'infelice, * sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo. Sta in agguato per ghermire il misero, * ghermisce il misero attirandolo nella rete. Infierisce di colpo sull'oppresso, * cadono gl'infelici sotto la sua violenza. Egli pensa: «Dio dimentica, * nasconde il volto, non vede più nulla». Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 1^ Antifona Il Signore fa giustizia per i poveri. 2^ Antifona L'affanno e il dolore degli umili, tu li vedi, o Signore. SALMO 9 B 33-39 (II) Preghiera e ringraziamento Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio (Lc 6, 20). Sorgi, Signore, alza la tua mano, * non dimenticare i miseri. Perché l'empio disprezza Dio * e pensa: «Non ne chiederà conto» ? Eppure tu vedi l'affanno e il dolore, * tutto tu guardi e prendi nelle tue mani. A te si abbandona il misero, * dell'orfano tu sei il sostegno. Spezza il braccio dell'empio e del malvagio; * punisci il suo peccato e più non lo trovi. Il Signore è re in eterno, per sempre: * dalla sua terra sono scomparse le genti. Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri, * rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio per far giustizia all'orfano e all'oppresso; * e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 2^ Antifona L'affanno e il dolore degli umili, tu li vedi, o Signore. 3^ Antifona Le parole del Signore sono pure, argento raffinato nel fuoco. SALMO 11 Preghiera nella persecuzione Dio Padre si è degnato di mandare il suo Figlio per noi, poveri (sant’Agostino). Salvami, Signore! Non c'è più un uomo fedele; * è scomparsa la fedeltà tra i figli dell'uomo. Si dicono menzogne l'uno all'altro, * labbra bugiarde parlano con cuore doppio. Recida il Signore le labbra bugiarde, * la lingua che dice parole arroganti, quanti dicono: «Per la nostra lingua siamo forti, † ci difendiamo con le nostre labbra: * chi sarà nostro padrone?». «Per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, † io sorgerò, dice il Signore, * metterò in salvo chi è disprezzato». I detti del Signore sono puri, † argento raffinato nel crogiuolo, * purificato nel fuoco sette volte. Tu, o Signore, ci custodirai, * ci guarderai da questa gente per sempre. Mentre gli empi si aggirano intorno, * emergono i peggiori tra gli uomini. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 3^ Antifona Le parole del Signore sono pure, argento raffinato nel fuoco. Versetto V. Il Signore guida gli umili nella giustizia, R. ai poveri insegna la sua via. Prima Lettura Dal libro di Ester 4, 1-8. 8a. 9-17 Aman ordina lo sterminio di tutti i Giudei Quando Mardocheo seppe quanto era stato fatto, si stracciò le vesti, si coprì di sacco e di cenere e uscì in mezzo alla città, mandando alte e amare grida; venne fin davanti alla porta del re, ma a nessuno che fosse coperto di sacco era permesso di entrare per la porta del re. In ogni provincia, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo editto, ci fu gran desolazione fra i Giudei: digiuno, pianto, lutto e a molti servirono di letto il sacco e la cenere. Le ancelle di Ester e i suoi eunuchi vennero a riferire la cosa e la regina ne fu molto angosciata; mandò vesti a Mardocheo, perché se le mettesse e si togliesse di dosso il sacco, ma egli non le accettò. Allora Ester chiamò Atach, uno degli eunuchi che il re aveva messo al suo servizio, e lo incaricò di andare da Mardocheo per domandare che cosa era avvenuto e perché si comportava così. Atach si recò da Mardocheo sulla piazza della città davanti alla porta del re. Mardocheo gli narrò quanto gli era accaduto e gli indicò la somma di denaro che Aman aveva promesso di versare al tesoro reale per far distruggere i Giudei; gli diede anche una copia dell'editto promulgato a Susa per il loro sterminio, perché lo mostrasse a Ester, la informasse di tutto e le ordinasse di presentarsi al re per domandargli grazia e per intercedere in favore del suo popolo. «Ricordati — le fece dire — dei giorni della tua povertà, quando eri nutrita dalla mia mano; perché Aman, il secondo in dignità dopo il re, ha parlato contro di noi per farci mettere a morte. Invoca il Signore, parla al re in nostro favore e liberaci dalla morte!». Atach ritornò da Ester e le riferì le parole di Mardocheo. Ester ordinò ad Atach di riferire a Mardocheo: «Tutti i ministri del re e il popolo delle sue province sanno che se qualcuno, uomo o donna, entra dal re nell'atrio interno, senza essere stato chiamato, in forza di una legge uguale per tutti, deve essere messo a morte, a meno che il re non stenda verso di lui il suo scettro d'oro, nel qual caso avrà salva la vita. Quanto a me, sono già trenta giorni che non sono stata chiamata per andare dal re». Le parole di Ester furono riferite a Mardocheo e Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: «Non pensare di salvare solo te stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella reggia. Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu perirai insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio in previsione d'una circostanza come questa?». Allora Ester fece rispondere a Mardocheo: «Va', raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa: digiunate per me, state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno; anch'io con le ancelle digiunerò nello stesso modo; dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge e, se dovrò perire, perirò!». Mardocheo se ne andò e fece quanto Ester gli aveva ordinato. Responsorio Cfr. Est 4, 17t; Tb 13, 2; Gdt 6, 19 R. Non ho altra speranza che in te, Signore, che castighi e usi misericordia: * perdona i peccati del popolo che soffre. V. Creatore del cielo e della terra, guarda l'umiliazione della nostra stirpe: R. perdona i peccati del popolo che soffre. Seconda Lettura Dalla «Lettera a Proba» di sant'Agostino, vescovo (Lett. 130, 11, 21 - 12, 22; CSEL 44, 63-64) Il Padre nostro A noi sono necessarie le parole per richiamarci alla mente e considerare quello che chiediamo, ma non crediamo di dovere informare con esse il Signore, o piegarlo ai nostri voleri. Quando dunque diciamo: «Sia santificato il tuo nome», stimoliamo noi stessi a desiderare che il suo nome, che è sempre santo, sia ritenuto santo anche presso gli uomini, cioè non sia disprezzato. Cosa questa che giova non a Dio, ma agli uomini. Quando poi diciamo: «Venga il tuo regno» che, volere o no, certamente verrà, eccitiamo la nostra aspirazione verso quel regno, perché venga per noi e meritiamo di regnare in esso. Quando diciamo: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra», gli domandiamo la grazia dell'obbedienza, perché la sua volontà sia adempiuta da noi, come in cielo viene eseguita dagli angeli. Dicendo: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano», con la parola «oggi» intendiamo nel tempo presente. Con il termine «pane» chiediamo tutto quello che ci è necessario, indicandolo con quanto ci occorre maggiormente per il sostentamento quotidiano. Domandiamo anche il sacramento dei fedeli, necessario nella vita presente per conseguire la felicità, non quella temporale, ma l'eterna. Quando diciamo: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori», richiamiamo alla memoria sia quello che dobbiamo domandare, sia quello che dobbiamo fare per meritare di ricevere il perdono. Quando diciamo: «E non ci indurre in tentazione», siamo esortati a chiedere l'aiuto indispensabile per non cedere alle tentazioni e per non rimanere vinti dall'inganno o dal dolore. Quando diciamo: «Liberaci dal male», ricordiamo a noi stessi che non siamo ancora in possesso di quel bene nel quale non soffriremo più alcun male. Questa domanda è l'ultima dell'orazione domenicale. Essa ha un significato larghissimo. Perciò, in qualunque tribolazione si trovi il cristiano, con essa esprima i suoi gemiti, con essa accompagni le sue lacrime, da essa inizi la sua preghiera, in essa la prolunghi e con essa la termini. Le espressioni che abbiamo passato in rassegna hanno il vantaggio di ricordarci le realtà che esse significano. Tutte le altre formule destinate o a suscitare o ad intensificare il fervore interiore, non contengono nulla che non si trovi già nella preghiera del Signore, purché naturalmente la recitiamo bene e con intelligenza. Chiunque prega con parole che non hanno alcun rapporto con questa preghiera evangelica, forse non fa una preghiera mal fatta, ma certo troppo umana e terrestre. Del resto stenterei a capacitarmi che una tale preghiera si possa dire ancor ben fatta per i cristiani. E la ragione è che, essendo essi rinati dallo Spirito, devono pregare solo in modo spirituale. Responsorio Cfr. 2 Mac 1, 5. 3 R. Il Signore esaudisca le vostre preghiere e vi sia propizio; * non vi abbandoni nell'ora della prova. V. Conceda a tutti voi volontà di adorarlo e di compiere i suoi desideri; R. non vi abbandoni nell'ora della prova. Orazione Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per il nostro Signore. R. Amen. Benediciamo il Signore. R. Rendiamo grazie a Dio. |