XVIII SETTIMANA DEL TEMPO
ORDINARIO - VENERDÌ UFFICIO DELLE LETTURE INVITATORIO V. Signore, apri le mie labbra R. e la mia bocca proclami la tua lode. Antifona Buono è il Signore con noi: benedite il suo nome! SALMO 94 Invito a lodare Dio Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi » (Eb 3,13). Si enunzia e si ripete l'antifona. Venite, applaudiamo al Signore, * acclamiamo alla roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, * a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.). Poiché grande Dio è il Signore, * grande re sopra tutti gli dèi. Nella sua mano sono gli abissi della terra, * sono sue le vette dei monti. Suo è il mare, egli l'ha fatto, * le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.). Venite, prostràti adoriamo, * in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati. Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, * il gregge che egli conduce (Ant.). Ascoltate oggi la sua voce: † « Non indurite il cuore, * come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: * mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.). Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione † e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, * non conoscono le mie vie; perciò ho giurato nel mio sdegno: * Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.). Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen (Ant.). Inno Creati per la gloria del tuo nome, redenti dal tuo sangue sulla croce, segnati dal sigillo del tuo Spirito, noi t'invochiamo: salvaci, o Signore! Tu spezza le catene della colpa, proteggi i miti, libera gli oppressi e conduci nel cielo ai quieti pascoli il popolo che crede nel tuo amore. Sia lode e onore a te, pastore buono, luce radiosa dell'eterna luce, che vivi con il Padre e il Santo Spirito nei secoli dei secoli glorioso. Amen. 1^ Antifona Non punirmi, Signore, nel tuo sdegno, abbi pietà di me. SALMO 37, 2-5 (I) Implorazione del peccatore in estremo pericolo Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 Pt 2, 22. 24. 25). Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, * non punirmi nella tua ira. Le tue frecce mi hanno trafitto, * su di me è scesa la tua mano. Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano, * nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati. Le mie iniquità hanno superato il mio capo, * come carico pesante mi hanno oppresso. Gloria al Padre e al Figlio, * e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 1^ Antifona Non punirmi, Signore, nel tuo sdegno, abbi pietà di me. 2^ Antifona Ogni mio desiderio è di fronte a te, o Signore. SALMO 37, 6-13 (II) Implorazione del peccatore in estremo pericolo Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 Pt 2, 22. 24. 25). Putride e fetide sono le mie piaghe * a causa della mia stoltezza. Sono curvo e accasciato, * triste mi aggiro tutto il giorno. I miei fianchi sono torturati,* in me non c'è nulla di sano. Afflitto e sfinito all'estremo, * ruggisco per il fremito del mio cuore. Signore, davanti a te ogni mio desiderio * e il mio gemito a te non è nascosto. Palpita il mio cuore, † la forza mi abbandona, * si spegne la luce dei miei occhi. Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe, * i miei vicini stanno a distanza. Tende lacci chi attenta alla mia vita, † trama insidie chi cerca la mia rovina * e tutto il giorno medita inganni. Gloria al Padre e al Figlio, * e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 2^ Antifona Ogni mio desiderio è di fronte a te, o Signore. 3^ Antifona A te confesso la mia colpa; non abbandonarmi, Dio, mia salvezza. SALMO 37, 14-23 Implorazione del peccatore in estremo pericolo Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 Pt 2, 22. 24. 25). Io, come un sordo, non ascolto † e come un muto non apro la bocca; * sono come un uomo che non sente e non risponde. In te spero, Signore; * tu mi risponderai, Signore Dio mio. Ho detto: «Di me non godano, contro di me non si vantino * quando il mio piede vacilla». Poiché io sto per cadere * e ho sempre dinanzi la mia pena. Ecco, confesso la mia colpa, * sono in ansia per il mio peccato. I miei nemici sono vivi e forti, * troppi mi odiano senza motivo, mi pagano il bene col male, * mi accusano perché cerco il bene. Non abbandonarmi, Signore, * Dio mio, da me non stare lontano; accorri in mio aiuto, * Signore, mia salvezza. Gloria al Padre e al Figlio, * e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 3^ Antifona A te confesso la mia colpa; non abbandonarmi, Dio, mia salvezza. Versetto V. I miei occhi si consumano nell'attesa, R. per la promessa del mio salvatore. Prima Lettura Dal libro del profeta Osea 2, 4. 8-25 Israele, castigato per la sua infedeltà, ritornerà a Dio Così dice il Signore: Accusate vostra madre, accusatela, perché essa non è più mia moglie e io non sono più suo marito! Si tolga dalla faccia i segni delle sue prostituzioni e i segni del suo adulterio dal suo petto. Perciò ecco, ti sbarrerò la strada di spine e ne cingerò il recinto di barriere e non ritroverà i suoi sentieri. Inseguirà i suoi amanti, ma non li raggiungerà, li cercherà senza trovarli. Allora dirà: «Ritornerò al mio marito di prima perché ero più felice di ora». Non capì che io le davo grano, vino nuovo e olio e le prodigavo l'argento e l'oro che hanno usato per Baal. Perciò anch'io tornerò a riprendere il mio grano, a suo tempo, il mio vino nuovo nella sua stagione; ritirerò la lana e il lino che dovevan coprire le sue nudità. Scoprirò allora le sue vergogne agli occhi dei suoi amanti e nessuno la toglierà dalle mie mani. Farò cessare tutte le sue gioie, le feste, i noviluni, i sabati, tutte le sue solennità. Devasterò le sue viti e i suoi fichi, di cui essa diceva: «Ecco il dono che mi han dato i miei amanti». La ridurrò a una sterpaglia e a un pascolo di animali selvatici. Le farò scontare i giorni dei Baal, quando bruciava loro i profumi, si adornava di anelli e di collane e seguiva i suoi amanti mentre dimenticava me! Oracolo del Signore. Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acor in porta di speranza. Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto. E avverrà in quel giorno — oracolo del Signore — mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone. Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal, che non saranno più ricordati. In quel tempo farò per loro un'alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo; arco e spada e guerra eliminerò dal paese; e li farò riposare tranquilli. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. E avverrà in quel giorno — oracolo del Signore — io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; la terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l'olio e questi risponderanno a Izreel. Io li seminerò di nuovo per me nel paese e amerò Non-amata; e a Non-mio-popolo dirò: Popolo mio, ed egli mi dirà: Mio Dio. Responsorio Ap 19, 7. 9; Os 2, 22 R. Sono giunte le nozze dell'Agnello; la sua sposa è pronta. * Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello! V. Ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. R. Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello! Seconda Lettura Dal «Cantico spirituale» di san Giovanni della Croce, sacerdote (Red. A, str. 38) Ti farò mia sposa per sempre L'anima unita e trasformata in Dio vive in Dio e per Dio, e riflette verso di lui lo stesso impulso vitale che egli le trasmette. E' ciò che ha inteso dire, penso, san Paolo quando scrisse: «E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre» (Gal 4, 6), la qual cosa accade ai perfetti nella maniera suddetta. Non bisogna ritenere impossibile che nell'anima avvenga una cosa tanto sublime. Infatti quando Dio le fa la grazia di giungere ad esse deiforme e unita con la Santissima Trinità, essa diventa Dio per partecipazione. Allora si rende possibile nell'anima un'altra vita intellettiva, conoscitiva e caritativa, realizzata nella Trinità, in unione con la Trinità e simile a quella della stessa trinità. Ciò tuttavia solo per comunicazione, perché è sempre Dio che opera tutto ciò che si verifica nell'anima. Come poi ciò avvenga, non si può sapere né si può esprimere. Si può solo dimostrare che il Figlio di Dio ci ottenne uno stato tanto sublime e ci meritò di poter essere figli di Dio e lo chiese al Padre dicendo: «Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato» (Gv 17, 24), vale a dire che per partecipazione compiano in noi la stessa opera che io compio per natura, cioè quella di spirare lo Spirito Santo. Disse anche: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me: perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l`ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me» (Gv 17, 20-23). Dio quindi ha comunicato loro lo stesso amore che al Figlio, e ciò non per natura come al Figlio, ma per unione e per trasformazione d'amore. Il Figlio chiede al Padre che gli eletti siano una cosa sola non come unica essenza e natura come lo sono il Padre e il Figlio, ma nel senso di un'unione d'amore, come il Padre e il Figlio vivono in unità di amor. Perciò le anime possiedono per partecipazione gli stessi beni che possiede Dio per natura. In forza di ciò esse sono veramente Dio per partecipazione, uguali a lui e sue compagne. Perciò san Pietro dice: «Grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza, nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro. La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina» (2 Pt 1, 2-4). L'anima partecipa di Dio compiendo in compagnia di lui l'opera della Santissima Trinità, nel modo già descritto, in forza di quell'unione, che ora la lega solo imperfettamente all'Altissimo, ma nell'altra vita la vincolerà a lui in grado assoluto. Tuttavia l'anima, giunta a questo stato, esperimenta un godimento immenso e inesprimibile. O anime create per vette così alte e ad esse chiamate, che cosa fate? In che cosa vi intrattenete? Vorrete essere cieche dinanzi a tanta luce e sorde di fronte a richiami così autorevoli? Responsorio Cfr. 1 Gv 3, 1. 2 R. Quale grande amore ci ha mostrato il Padre: * siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! V. Sappiamo che quando egli si sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è: R. siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Orazione Mostraci la tua continua benevolenza, o Signore, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l'opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato. Per il nostro Signore. R. Amen. Benediciamo il Signore. R. Rendiamo grazie a Dio. |