X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO - GIOVEDÌ UFFICIO DELLE LETTURE INVITATORIO V. Signore, apri le mie labbra R. e la mia bocca proclami la tua lode. Antifona Venite al Signore con canti di gioia! SALMO 94 Invito a lodare Dio Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi » (Eb 3,13). Si enunzia e si ripete l'antifona. Venite, applaudiamo al Signore, * acclamiamo alla roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, * a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.). Poiché grande Dio è il Signore, * grande re sopra tutti gli dèi. Nella sua mano sono gli abissi della terra, * sono sue le vette dei monti. Suo è il mare, egli l'ha fatto, * le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.). Venite, prostràti adoriamo, * in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati. Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, * il gregge che egli conduce (Ant.). Ascoltate oggi la sua voce: † « Non indurite il cuore, * come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: * mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.). Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione † e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, * non conoscono le mie vie; perciò ho giurato nel mio sdegno: * Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.). Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen (Ant.). Inno O Cristo, Verbo del Padre, re glorioso fra gli angeli, luce e salvezza del mondo, in te crediamo. Cibo e bevanda di vita, balsamo, veste dimora, forza, rifugio, conforto, in te speriamo. Illumina col tuo Spirito l'oscura notte del male, orienta il nostro cammino incontro al Padre. Amen. 1^ Antifona Tu ci salvi, Signore: celebriamo il tuo nome per sempre. SALMO 43, 2-9 (I) Il popolo di Dio nella sventura In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37). Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, † i nostri padri ci hanno raccontato l'opera che hai compiuto ai loro giorni, * nei tempi antichi. Tu, per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti, * per far loro posto, hai distrutto i popoli. Poiché non con la spada conquistarono la terra, * né fu il loro braccio a salvarli; ma il tuo braccio e la tua destra e la luce del tuo volto, * perché tu li amavi. Sei tu il mio re, Dio mio, * che decidi vittorie per Giacobbe. Per te abbiamo respinto i nostri avversari, * nel tuo nome abbiamo annientato i nostri aggressori. Infatti nel mio arco non ho confidato * e non la mia spada mi ha salvato, ma tu ci hai salvati dai nostri avversari, * hai confuso i nostri nemici. In Dio ci gloriamo ogni giorno, * celebrando senza fine il tuo nome. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 1^ Antifona Tu ci salvi, Signore: celebriamo il tuo nome per sempre. 2^ Antifona Perdona il tuo popolo, Signore; non ci esporre alla vergogna. SALMO 43, 10-17 (II) Il popolo di Dio nella sventura In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37). Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna, * e più non esci con le nostre schiere. Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari * e i nostri nemici ci hanno spogliati. Ci hai consegnato come pecore da macello, * ci hai dispersi in mezzo alle nazioni. Hai venduto il tuo popolo per niente, * sul loro prezzo non hai guadagnato. Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini, * scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno. Ci hai resi la favola dei popoli, * su di noi le nazioni scuotono il capo. L'infamia mi sta sempre davanti * e la vergogna copre il mio volto per la voce di chi insulta e bestemmia, * davanti al nemico che brama vendetta. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 2^ Antifona Perdona il tuo popolo, Signore; non ci esporre alla vergogna. 3^ Antifona Sorgi, Signore, salvaci nella tua misericordia. SALMO 43, 18-27 (III) Il popolo di Dio nella sventura In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37). Tutto questo ci è accaduto † e non ti avevamo dimenticato, * non avevamo tradito la tua alleanza. Non si era volto indietro il nostro cuore, * i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero; ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli * e ci hai avvolti di ombre tenebrose. Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio * e teso le mani verso un dio straniero, forse che Dio non lo avrebbe scoperto, * lui che conosce i segreti del cuore? Per te ogni giorno siamo messi a morte, * stimati come pecore da macello. Svegliati, perché dormi, Signore? * Destati, non ci respingere per sempre. Perché nascondi il tuo volto, * dimentichi la nostra miseria e oppressione? Poiché siamo prostrati nella polvere, * il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; * salvaci per la tua misericordia. Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre, * nei secoli dei secoli. Amen. 3^ Antifona Sorgi, Signore, salvaci nella tua misericordia. Versetto V. Da chi andremo, Signore? R. Tu hai parole di vita eterna. Prima Lettura Dal libro di Giosuè 5, 13 - 6, 21 La conquista di Gerico, città fortificata In quei giorni mentre Giosuè era presso Gerico, alzò gli occhi ed ecco, vide un uomo in piedi davanti a sé che aveva in mano una spada sguainata. Giosuè si diresse verso di lui e gli chiese: «Tu sei per noi o per i nostri avversari?». Rispose: «No, io sono il capo dell'esercito del Signore. Giungo proprio ora». Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: «Che dice il mio Signore al suo servo?». Rispose il capo dell'esercito del Signore a Giosuè: «Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo». Giosuè così fece. Gerico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e nessuno entrava. Disse il Signore a Giosuè: «Vedi, io ti metto in mano Gerico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri, tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il circuito della città una volta. Così farete per sei giorni. Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d'ariete davanti all'arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe. Quando si suonerà il corno dell'ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé». Giosuè, figlio di Nun, convocò i sacerdoti e disse loro: «Portate l'arca dell'alleanza; sette sacerdoti portino sette trombe di corno d'ariete davanti all'arca del Signore». Disse al popolo: «Mettetevi in marcia e girate intorno alla città e il gruppo armato passi davanti all'arca del Signore». Come Giosuè ebbe parlato al popolo, i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe d'ariete davanti al Signore, si mossero e suonarono le trombe, mentre l'arca dell'alleanza del Signore li seguiva; l'avanguardia precedeva i sacerdoti che suonavano le trombe e la retroguardia seguiva l'arca; si procedeva a suon di tromba. Al popolo Giosuè aveva ordinato: «Non urlate, non fate neppur sentire la voce e non una parola esca dalla vostra bocca finché vi dirò: Lanciate il grido di guerra, allora griderete». L'arca del Signore girò intorno alla città facendo il circuito una volta, poi tornarono nell'accampamento e passarono la notte nell'accampamento. Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l'arca del Signore; i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe di ariete davanti all'arca del Signore, avanzavano suonando le trombe; l'avanguardia li precedeva e la retroguardia seguiva l'arca del Signore; si marciava a suon di tromba. Girarono intorno alla città, il secondo giorno, una volta e tornarono poi all'accampamento. Così fecero per sei giorni. Al settimo giorno essi si alzarono al sorgere dell'aurora e girarono intorno alla città in questo modo per sette volte; soltanto in quel giorno fecero sette volte il giro intorno alla città. Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè disse al popolo: «Lanciate il grido di guerra perché il Signore mette in vostro potere la città. La città con quanto vi è in essa sarà votata allo sterminio per il Signore; soltanto Raab, la prostituta, vivrà e chiunque è con lei nella casa, perché ha nascosto i messaggeri che noi avevamo inviati. Solo guardatevi da ciò che è votato allo sterminio, perché, mentre eseguite la distruzione, non prendiate qualche cosa di ciò che è votato allo sterminio e rendiate così votato allo sterminio l'accampamento di Israele e gli portiate disgrazia. Tutto l'argento, l'oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa sacra per il Signore, devono entrare nel tesoro del Signore». Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della città crollarono; il popolo allora salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e occuparono la città. Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall'uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino i buoi, gli arieti e gli asini. Responsorio Cfr. Is 25, 2. 1; Eb 11, 30 R. Hai ridotto la città nemica a un mucchio di sassi, non si ricostruirà mai più: * Signore, mio Dio, voglio esaltarti e lodare il tuo nome. V. Per fede caddero le mura di Gerico, al giro del settimo giorno: R. Signore, mio Dio, voglio esaltarti e lodare il tuo nome. Seconda Lettura Dalle «Omelie sul libro di Giosuè» di Origène, sacerdote (Om. 6, 4; PG 12, 855-856) La presa di Gerico Gerico viene circondata, è necessario che sia espugnata. Come dunque viene espugnata Gerico? Non si usa la spada contro di essa, non viene spinto l'ariete, né vengono lanciati i giavellotti, si usano soltanto le trombe sacerdotali e da queste sono atterrate le mura di Gerico. Nelle Scritture troviamo frequentemente che Gerico viene portata come immagine del mondo del male e dell'errore. Infatti anche nel vangelo, dove si dice che un uomo era disceso da Gerusalemme a Gerico ed era incappato nei ladri, senza dubbio vi era contenuta l'immagine di quell'Adamo che dal paradiso era stato cacciato nell'esilio di questo mondo. E anche i ciechi che si trovavano a Gerico, ai quali si accostò Gesù per dar loro la vista, rappresentavano l'immagine di coloro che in questo mondo erano colpiti dalla cecità dell'ignoranza e ai quali venne incontro il Figlio di Dio. Perciò questa Gerico, cioè questo mondo, dovrà finire. E difatti la consumazione del mondo è già stata da tempo rivelata nei libri santi. In che modo sarà distrutto? Con quali strumenti? «Con le voci delle trombe», dice. Di quali trombe? Paolo ti svela il segreto di questo mistero. Ascolta quello che egli dice: Suonerà, esclama, la tromba, e coloro che sono morti in Cristo, risorgeranno intatti, e il Signore stesso al comando, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba discenderà dal cielo (cfr. 1 Cor 15, 52; 1 Ts 4, 16). Gesù nostro Signore vincerà quindi Gerico con il suono delle trombe e la annienterà a tal punto che di essa si salverà soltanto la donna peccatrice e tutta la sua casa. «Verrà», dice, «il Signore nostro Gesù e verrà al suono della tromba». E salverà quella sola che accolse i suoi esploratori, quella che, dopo aver ricevuto gli apostoli nella fede e nell'obbedienza, li ha collocati nei posti più alti, e unirà e congiungerà questa donna peccatrice con la casa di Israele. Ma non richiamiamo più alla memoria e non attribuiamo a lei la vecchia colpa, non imputiamogliela più. Un tempo fu una peccatrice, ora invece, come vergine casta, è stata unita ad un solo uomo casto, Cristo. Da lei discendeva anche colui stesso che diceva: Anche noi un tempo eravamo stolti, increduli, erranti, soggetti a ogni sorta di passioni e voluttà (cfr. Tt 3, 3). Vuoi apprendere, ancora più per esteso in che modo la peccatrice non è ormai più peccatrice? Ascolta allora Paolo che dice: Anche voi certo foste tutto questo, ma siete stati purificati, siete stati santificati nel nome del Signore nostro Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio (cfr. 1 Cor 6, 11). Perché dunque potesse salvarsi per non perire con Gerico, ricevette dagli esploratori un efficacissimo contrassegno di salvezza: una cordicella di color scarlatto: segno che per mezzo del sangue di Cristo è salvata la Chiesa universale nello stesso Gesù Cristo nostro Signore, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Responsorio Cfr. Is 49, 22. 26; Gv 8, 28 R. Alzerò la mia mano davanti ai popoli, per le nazioni eleverò il mio vessillo, e ogni uomo lo saprà: * io sono il Signore, tuo salvatore, il forte di Giacobbe. V. Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono: R. io sono il Signore, tuo salvatore, il forte di Giacobbe. Orazione O Dio, sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi e donaci il tuo aiuto perché possiamo attuarli nella nostra vita. Per il nostro Signore. R. Amen. Benediciamo il Signore. R. Rendiamo grazie a Dio. |