INTRODUZIONE AL

CATECHISMO TRIDENTINO
DEL

CONCILIO DI TRENTO


INTRODUZIONE
 AL
C
ATECHISMO DEL
CONCILIO DI TRENTO

 

Il Catechismo del Concilio di Trento detto anche Catechismo tridentino o Catechismo romano è un catechismo rivolto ai sacerdoti (ad parochos) promulgato ufficialmente dalla Chiesa Cattolica riunita durante il Concilio di Trento del XVI secolo; è stato l'unico catechismo ecumenico prima dell'attuale Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 da cui ha preso la struttura e tutti gli insegnamenti. Esso aveva lo scopo di fornire un manuale autorevole che fosse base per gli insegnamenti dei sacerdoti ai fedeli laici e che contribuisse ad affermare la dottrina cattolica contro la Riforma protestante.

 

Storia

 

L'esplosione della Riforma protestante nel XVI secolo e le nuove tecnologie della stampa fecero si che un gran quantitativo di trattati teologici popolari e catechismi si diffondesse in Europa, gran parte dei quali promulgavano dottrine in aperto contrasto con la Chiesa Cattolica e da questa considerate eretiche. I parroci ed i sacerdoti più a diretto contatto con il popolo spesso non avevano le conoscenze teologiche necessarie a contrastare gli ideali riformatori che si diffondevano rapidamente e portavano molti fedeli lontano dalla chiesa di Roma.

 

Nelle discussioni in seno al concilio ecumenico di Trento emerse la volontà di riunire in un unico testo ufficiale le basi di tutti gli insegnamenti della Chiesa Cattolica: “Mossi da tale stato di cose i Padri del Concilio Ecumenico Tridentino, con il vivo desiderio di adottare qualche rimedio salutare per un male così grave e pernicioso, non si limitarono a chiarire con le loro definizioni i punti principali della dottrina cattolica contro tutte le eresie dei nostri tempi, ma decretarono anche di proporre una certa formula e un determinato metodo per istruire il popolo cristiano nei rudimenti della fede, da adottare in tutte le chiese da parte di coloro cui spetta l'ufficio di legittimi pastori e insegnanti.” (Prefazione del Catechismo Romano, n°4)

 

Questa decisione fu presa nel corso della diciottesima sessione del Concilio Ecumenico (26 febbraio 1562) su suggerimento del cardinale San Carlo Borromeo che desiderava ardentemente una riforma del clero. Papa Pio IV affidò la composizione del catechismo a quattro eminenti teologi: l'arcivescovo Leonardo Marino di Lanciano, Muzio Calidi di Zara, il vescovo di Modena Egidio Foscarini e il dominicano portoghese Francisco Fureiro; la supervisione del lavoro fu compito di tre cardinali. Borromeo supervisionò la redazione del testo originale italiano che grazie ai suoi sforzi fu terminato nel 1564, quindi fu riesaminato dal cardinal Guglielmo Sirleto e tradotto in latino da due famosi umanisti: Paulus Manutius e Julius Pogianus.

 

La pubblicazione avvenne contemporaneamente in latino ed italiano nel 1566 su ordine di Papa Pio V con il titolo:

 

CATECHISMUS EX DECRETO
CONCILII TRIDENTINI AD PAROCHOS PII V  
JUSSU EDITUS, ROMÆ, 1566”

 


(in-folio). Il concilio ordinò le traduzioni in tutte le altre lingue (Sess. XXIV, “De Ref.”, C. VII).

 

Contenuto

 

Il Sacrosanto Concilio Tridentino intese il Catechismo come il manuale ufficiale per l'istruzione popolare, il settimo canone cita: “Perché il fedele possa avvicinarsi ai sacramenti con maggior reverenza e devozione, il Santo Sinodo incarica tutti i vescovi che li amministrano a spiegare i gesti e le usanze in modo che sia adatto alla comprensione del popolo; devono inoltre osservare che i propri parroci osservino la stessa regola con pietà e prudenza, facendo uso per le loro spiegazioni, dove necessario e conveniente, della lingua volgare; e siano conformi alle prescrizioni del Santo Sinodo nei loro insegnamenti (catechesi) per i vari Sacramenti: i vescovi devono accertarsi che tutti questi insegnamenti siano accuratamente tradotti in lingua volgare e spiegati da ogni parroco ai fedeli...”. (Concilio Ecumenico di Trento, De Reformatione Sess. XXIV.)

 

Nelle intenzioni della Chiesa il catechismo, benché scritto primariamente per i parroci, fu inteso anche come uno schema fisso e stabile di insegnamenti per i fedeli, specialmente riguardo alla grazia; per questo compito il lavoro segue fedelmente le definizioni dogmatiche del concilio.

 

Il testo è diviso in quattro parti:

 

   1. La Fede ed il suo Simbolo;

   2. I Sacramenti

   3. I precetti del Decalogo

   4. L'Orazione ed in particolare il Padre Nostro

 

 

I vescovi si affrettarono a diffondere in ogni modo il nuovo catechismo, sia leggendolo essi stessi per memorizzarlo che esortando i sacerdoti a discutere su di esso in ogni loro raduno e a utilizzarlo per l'istruzione dei fedeli.

 

I Catechismi di ieri di oggi:
un'unica fede e dottrina senza evoluzioni.

 

Questo Catechismo rimane tuttora a disposizione dei fedeli. È un grave errore dottrinale, supporre che con l’edizione del Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992, questo glorioso Catechismo Tridentino abbia perso valore e sia considerato superato. Il Catechismo Romano (così come il catechismo di san Pio X) è ancora un luminoso faro che può e deve continuare a trovare accoglienza così come ha trovato accoglienza tra i fedeli di tutti il mondo del Catechismo di Giovanni Paolo II e del suo Compendio edito da Benedetto XVI.

 

Così come in una sinfonia dove gli strumenti musicali seppur diversi suonano all’unisono creando un’armonia melodia così è la Dottrina Cattolica che per rispendere e per essere compresa da tutti ha bisogno che i Catechismi di San Pio V, San Pio X (Pio XI), Giovanni Paolo II, e Benedetto XVI siano accolti e approfonditi egualmente perché ciò che non è presente in un catechismo certamente sarà presente nell’altro e nel mutuo scambio e condivisione il fedele potrà comprendere quale ricchezza dottrinale immutabile ed eterna  ha la nostra religione.

 

Infatti ciò che muta nel tempo non è la Verità, che rimane scolpita, fissa e ancorata al reale e che dunque non conosce contraddizione o evoluzione, quasi come se ciò che è vero e giusto in un'epoca possa diventare falso e ingiusto in un'altra. Ciò che muta è sempre la condizione sociale del popolo di Dio e pertanto, la Chiesa nella sua attività pastorale è sempre impegnata nella realizzazione del suo ufficio di insegnare, di adeguarsi pastoralmente a quelle che sono le condizioni reali della gente.

 

Questo spiega il proliferare di catechismi da parte della Chiesa: non perché la dottrina in essa contenuta debba essere emendata, riformata, superata da chissà quali nuove conquiste del pensiero moderno, ma semplicemente perché le persone di epoche differenti, hanno condizioni culturali, sociali, economiche, politiche e spirituali differenti. L'attività di insegnamento della Chiesa, nel tenere conto di queste circostanze è sempre venuta incontro alle specifiche esigenze dell'uomo contemporaneo.

 

Nell'epoca del Concilio di Trento, erano i parroci a dover svolgere l'attività di divulgatori dell'insegnamento cristiano, non potendo il popolo istruirsi da sè. Per questo motivo, il catechismo tridentino si rivolge ai parroci e non direttamente ai fedeli. Secoli dopo, san Pio X e Pio XI sapranno trasformare l'esposizione del catechismo tridentino, compendiandola in una forma che faciliti l'alfabetizzazione religiosa delle masse, attraverso le familiari formule del Catechismo della Dottrina Cristiana. Mutate le condizioni del popolo di Dio, è sempre rimasta l'esigenza di abbeverarsi alla medesima fonte di Verità.

 

La Chiesa ha sempre saputo porgere la Verità immutabile e divina, nelle forme più efficaci per l'edificazione del popolo. Con la cultura di massa e l'ingresso della società nella post-modernità, la Chiesa si rivolge direttamente ai fedeli laici, attraverso il Catechismo della Chiesa Cattolica, che rappresenta una esposizione organica di tutta la fede, che permette all'uomo moderno certamente più erudito rispetto al passato, di avviare tramite una base sicura la sua personale ricerca e studio del cattolicesimo.

 

Infine il Compendio culmina l'opera iniziata dal Catechismo della Chiesa Cattolica, che nella sua completezza appare come un'opera considerevolmente voluminosa. Con la sua forma più semplice e diretta riprendendo lo stile intramontabile del catechismo di San Pio X e Pio XI, permette all'uomo d'oggi, incline al pragmatismo, di ottenere la risposta corretta alla domanda della fede.

 

Dunque, come si vede, la fede è sempre la stessa, poiché essa è sempre la medesima ricerca, in ogni epoca, del medesimo Dio, Signore e Creatore.
 



“...Se, turbato dall'enormità dei peccati, confuso dall'indegnità della coscienza, impaurito dall'orrore del giudizio, tu cominci ad essere inghiottito nel baratro della tristezza, nell'abisso della disperazione ... guarda la stella, invoca Maria. Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, pensa a Maria, invoca Maria. Non si allontani dalla tua bocca, non si allontani dal tuo cuore”.

Qui immaculátam Vírginem Maríam, Fílii tui Genétricem, Matrem et Salútem pópuli Románi constituísti, ut, ipsa protegénte, fídei certámen certet intrépitus, in Apostolórum doctrína firmus consístant et inter mundi procéllas incédat secúrus, donec ad cæléstem civitátem lætus pervéniat. 
(dal Prefazio della Salus Populi Romani)



Lo Spirito e la Sposa dicono:
Vieni!’.
(Ap 22,17)

Maranathà
 
Vieni Signore Gesù!