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LA SACRA BIBBIA Edizione CEI |
Matteo |
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I primi tre vangeli
sono detti “sinottici” cioè “simultaneamente visibili”, perché hanno in
comune non soltanto lo schema generale, ma spesso riferiscono con le
stesse parole identici fatti. Accanto a evidenti concordanze essi
mostrano non meno evidenti discordanze, sia nell’ordine dei racconti che
all’interno di essi. Questi singolari fenomeni pongono il problema della
relazione fra i tre vangeli (la “questione sinottica”) veramente
risolto. I nostri tempi si interessano piuttosto alla identificazione e
alla storia del materiale evangelico prima che esso venisse assunto
negli attuali tre libri e alla prospettiva teologica propria a ciascun
evangelista, che li ha condotti a scelte e adattamenti vari, ma tali da
non alterare la sostanza del messaggio, delle parole e dei fatti che ne
costituiscono il quadro e il fondamento. La tradizione unanime della
Chiesa antica attribuisce il primo vangelo a Matteo, chiamato anche
Levi, l’apostolo che Gesù chiamò al suo seguito distogliendolo dalla
professione di pubblicano, cioè di esattore delle imposte (9, 9ss.). La
stessa tradizione afferma che Matteo scrisse originariamente in aramaico,
la lingua comune in Palestina ai tempi di Gesù. L’attuale testo è una
edizione greca sostanzialmente identica all’originale e conosciuta già
nel I sec., per la quale sembra essere stato utilizzato il vangelo di
Marco. La parte preminente del vangelo è costituita da cinque grandi
discorsi di Gesù (cc. 5-7; 9, 35-11, 1; c. 13 e cc. 24-25, preceduti da
una invettiva contro i farisei, c. 23). Il racconto si apre con uno
scorcio sull’infanzia di Gesù (cc. 1-2), seguito dai fatti essenziali
che prelusero al suo ministero pubblico (3, 1-4, 11) e concluso dalla
storia del mistero pasquale di Cristo (cc. 26-28). Il vangelo, che già
gli antichi dissero rivolto soprattutto ai Giudei, è dominato dalla tesi
che Gesù è il Messia predetto dall’A.T. e ingiustamente respinto da
Israele. Una attenzione particolare è dedicata alla Chiesa fondata da
Cristo su Pietro, la cui professione di fede (16, 13-19) è come la
cerniera del vangelo: Esso, che è la sintesi della testimonianza
apostolica in Palestina, fu il preferito dall’antichità cristiana perché
permetteva una solida e sufficiente iniziazione al mistero di Cristo. Il
testo originale aramaico fu pubblicato forse tra gli anni 40 e 50.