diac. Giacomo di Lambesi
Santo - Martire
* ?
† Lambesi (odierna Lambése) (Algeria), 259
Ricorrenza: 6 maggio

Insieme ai vescovi Agapio e Secondino, il lettore Mariano, il soldato Emiliano, le vergini Tertulla e Antonia e altri compagni, costituiscono i cosiddetti «Martiri di Lambesi» uccisi durante la pcrseuizione di Valeriano (2S8). Questa persecuzione era rivolta ad eliminare i chierici maggiori e prevedeva la degradazione per i senatori e i cavalieri, nonché la morte anche per questi in caso d'ostinazione.
L'anonima passio che ne testimonia il martirio narra che Giacomo e Mariano, provenienti dall'Africa proconsolare, erano in viaggio attraverso la Numidia, quando si fermarono in un sobborgo di Cirta (odierna Costantina in Algeria) prendendo alloggio in una villa. In questo luogo scoprono che «il furore dei pagani e dei militari» sta imperversando sulla regione. Proprio da quelle parti, infatti, fece sosta un convoglio militare che conduceva i vescovi Agapio e Secondino prigionieri (già esiliati in base all'editto di Valeriano) per presentarli in giudizio davanti al governatore. Il convoglio era partito da due giorni, quando la villa fu circondata e Giacomo e Mariano furono catturati. Condotti in città, furono interrogati circa la loro fede in Cristo. Un ufficiale di polizia, affiancato da un centurione e dai magistrati locali, sottopone Mariano alla tortura: Mariano, dichiarandosi lettore, di per sè non rientra tra quelli soggetti alla persecuzione, mentre Giacomo, che già era stato «temprato dalla persecuzione di Decio» ed aveva spontaneamente dichiarato il suo essere diacono, era stato subito riconosciuto colpevole. Per far sconfessare il suo credo, Mariano fu appeso per i pollici, con pesi attaccati ai piedi, ma nulla di tutto ciò valse a rinnnegare la fede; perciò, così spezzato, fu ricondotto nella cella in attesa di comparire davanti al tribunale del governatore per la sentenza. Mariano e Giacomo rimasero per alcuni giorni nel carcere di Cirta e, in quella terribile circostanza, la loro fede, fortezza e letizia riuscì a convenire diversi prigionieri: «Così, grazie soltanto all'accusa che li colpisce, i beati martiri [Mariano e Giacomo] guadagnano parecchi testimoni di Dio». Il governatore procedette con metodo stabilendo un ordine nelle esecuzioni. Fece giustiziare per primi i laici ritenuti più «accessibili alle tentazioni del mondo e alle minacce», decidendo di sottoporre ad ulteriori torture e prolungare l'agonia degli appartenenti al clero. In queste circostanze terribili, Giacomo viene confortato da un sogno profetico; in questo sogno vide Agapio (che aveva subito il martirio insieme con due giovinette, Tertulla e Antonia [Secondino non è nominato]), felice in Paradiso. Nel sogno Giacomo vide anche un giovane, che era stato messo a morte due o tre giorni prima insieme con la madre e il fratello gemello, che invitava anche lui e Mariano a raggiungerlo in Paradiso per l'indomani.
L'esecuzione di Mariano e Giacomo fu pubblica: occasione di spettacolo per tutto il paese. Il corteo dei martiri fu condotto fuori della città, sulla sponda di un torrente, tra due rive scoscese, per consentire la massima visibilità da parte del pubblico convenuto. Qui, secondo lo stile romano, furono uccisi per decapitazione in file successive.
Sant'Agostino ricorda i martiri di Lambesi in un sermone in loro onore.
Le successive invasioni vandaliche dell'Africa settentrionale costrinsero i cristiani a fuggire in altri luoghi più sicuri portando con loro le reliquie dei martiri e diffondendone il loro culto. La cattedrale di Gubbio è consacrata ai martiri Giacomo e Mariano. Anche san Pier Damiani, nel Medioevo dunque, testimonia un culto molto vivo per entrambi e ricorda nelle sue opere il loro martirio (Expositio ss. Martyrum Mariani et Jacobi).
Il Martirologio Geronimiano fissa la data del 6 maggio per Mariano e Giacomo; indica al 30 aprile il martirio di Agapio e Secondino con il diacono e il lettore. Il Martirologio Romano, così come Fioro, Adone, Usuardo, colloca il martirio dei vescovi il 29 aprile e quello dei due diaconi il 30. (ldn)

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