Il ricordo dei diaconi, santi e martiri Pesto, Procolo e Sosso è indissolubilmente legato al martirio di un gruppo di sette cristiani, i cosiddetti «compagni martiri campani» in quanto erano tutti originari di quella regione. La tradizione vuole che il loro sacrificio sia avvenuto contemporaneamente, il 19 settembre 305 a Pozzuoli, sul colle della «Solfatara», dove poi fu eretta la basilica dedicata a san Gennaro, il più noto tra questi martiri (anche se l'esecuzione di Gennaro potrebbe essere avvenuta in due giorni diversi). I loro nomi sono: Gennaro (vescovo), Pesto (diacono) e Desiderio (lettore; aveva ricevuto uno degli allora cosiddetti «Ordini minori», il lettorato, che la riforma liturgica di Paolo VI ha voluto includere in quelli che ora sono chiamati «ministeri», insieme all'accolitato; entrambi normalmente rappresentano le due tappe verso l'ordinazione diaconale), tutti e tre provenienti da Benevento, località di cui - appunto - Gennaro era il vescovo; Procolo (diacono) ed i laici Acuzio ed Eutiche (o Eutichete o Euticio) di Pozzuoli; e Sosso (o Sossio o Sosio), diacono di Misene, antica città romana, situata nei pressi di Napoli, poi distrutta dai Saraceni a metà del secolo IX. Il racconto del loro sacrificio è documentato da parecchi atti ed è ricco di episodi miracolosi ed agiografia, ma si può così riassumere: durante la persecuzione di Diocleziano, Sosso, già in «odore di santità» ancora in vita, dalla natia Miseno fu imprigionato, in quanto cristiano, a Pozzuoli e destinato a morire; il vescovo Gennaro, insieme al diacono Festo e al lettore Desiderio, mentre si recavano in visita a Sosso, riconosciuti anch'essi come cristiani, furono a loro volta arrestati e condannati a morte; durante il percorso verso il luogo della loro esecuzione, il diacono Procolo, Acuzio ed Eutiche manifestarono contro l'ingiusta condanna, ma furono riconosciuti anche loro come credenti in Cristo ed ugualmente condotti alla decapitazione, fatto che sarebbe avvenuto, sembra, contemporaneamente per tutti e sette, nel «Foro di Vulcano», presso una solfatara (Colle della Solfatara, appunto) situata nel territorio di Pozzuoli. Molte sono le leggende collegate a questo plurimo martirio ed altrettante sono le notizie legate alla sorte delle loro spoglie, che si vogliono - addirittura - diffuse per buona parte dell'Europa, come testimonierebbero i numerosi luoghi di culto a loro dedicati fin dall'antichità; come, ugualmente, lo testimoniano le tante date in cui sono liturgicamente ricordati, a seconda dei luoghi e delle tradizioni. Al di là di quanto non è esattamente documentabile, estremamente significativo e degno di nota è il fatto che il loro martirio (e la loro santità) nasce da una testimonianza comunitaria di fratellanza e di aiuto reciproco, oltre che dalla condivisione della fede in Cristo; il tutto vissuto come esperienza collettiva, più che come un'ascetica scelta individuale: un esempio di comunione ecclesiale certamente ancora oggi molto attuale. (sp)