La storia, la vita e la missione di san Damiano sono indissolubilmente legate a quelle di san Valentino vescovo, col quale condivise anche il martirio, nei pressi di Castel di Pietra (ora San Valentino Citeriore, in Abruzzo), durante la persecuzione di Giuliano l'Apostata (un nipote di Costantino, che abiurò il cristianesimo per ripristinare l'antica religione pagana romana) presumibilmente intorno al 363. La loro comunanza esistenziale rimane ancora un fulgido esempio di fraternità ecclesiale, pur nella diversità dei loro ruoli. Entrambi nati a Terracina in Lazio, Valentino era più adulto e di famiglia nobiliare, mentre Damiano era di umili origini e presto era rimasto orfano di padre. Si fa risalire la nascita di Damiano sotto il regno di Costammo (306-337), che, appunto, aveva liberalizzato il culto cristiano prima e, poi, gli diede il rango di religione ufficiale dell'impero. Negli Atti della Vita e del Martirio di san Valentino Vescovo e san Damiano Diacono, al capitolo terzo, troviamo la narrazione del primo incontro tra Damiano e Valentino, che poi si accompagneranno per il resto del loro cammino: «Assunta la cura del gregge di Gesù Cristo, il Vescovo Valentino, incominciò a mostrar chiaramente il progresso ch'egli faceva d'una in altra virtà: sovveniva ai bisogni delle vedove; stendeva la mano agli orfani; provvedeva alle necessità de' poverelli: e tutto ciò che aver poteva loro volentieri il distribuiva. Bravi intanto in Terracina una certa vedova per nome Proda con un figliuolo unico chiamato Damiano, che mancando di ogni alimento per sè e pel figliuolo, si accostò un giorno ai piedi del buon Pastor Valentino, pregandolo che soccorresse alla sua miseria, e le desse tanto da poter con la prole sua campar la vita. Commosso il pietosissimo Padre alle preci della povera donna, prese fra le sue braccia l'infante di lei, e strettoselo al seno e baciatolo, se lo adottò per figlio alla presenza di tutti i circostanti e donò alla donna cinquanta monete d'oro, perché provvedesse con quelle ai suoi futuri bisogni e così la rimandò tutta giuliva alla propria casa e ritenne con sè il fanciullo. Il Santo Prelato l'incominciò a nutrire con diligenza grandissima e ad istruir premurosamente nel servizio di Dio. Lo imbevve della Dottrina della Chiesa secondo il costume e il rito de' Santi Padri, e quando quello toccò l'età adulta, il promosse al grado di Diacono; e Damiano restò sempre perseverante nella dottrina del maestro». Si narra che, durante la persecuzione giuliana, furono entrambi arrestati, ma vennero poi liberati per lasciare la loro città di origine, alla volta di Castel di Pietra, nei pressi di Teate (oggi Chieti). La loro predicazione e le loro opere di carità suscitarono il rancore dei religiosi pagani locali, tanto che - sembra - gli stessi spinsero i loro seguaci a portare Damiano e Valentino al martirio, uccidendoli per decapitazione, in un bosco. Lì trovarono una pietosa sepoltura ad opera dei loro discepoli. Le loro spoglie furono ritrovate durante la dominazione longobarda, tra il 591 e il 637. Il loro culto, tuttavia inizio solo durante la dominazione normanna, quando Talloni signore del luogo, un certo Trogisio, tra il 1075 e il 1078, le fece trasportare nel paese, in un sito più consono (un oratorio o nel castello). In seguito alla traslazione, iniziarono a verificarsi numerosi miracoli, successivamente ai quali, per la crescita della devozione verso i due santi, Castel di Pietra mutò la sua denominazione in «San Valentino», tuttora attuale. Ancora ai nostri giorni i loro resti ivi riposano, nella chiesa parrocchiale dei Santi Valentino e Damiano, opera dell'architetto Luigi Vanvitelli, lo stesso della reggia di Caserta. (sp)