Abibo o Habib (il nome deriva dalla radice sumerica hab, che significa padre) era un diacono di Edessa, città della Siria, che fu fiorente centro della cultura cristiana e che nei secoli IV e V diede vita alla cosiddetta Scuola di Edessa. Nel 305-306, Abibo scampò alla persecuzione contro i cristiani ordinata da Galerio (nel 305 aveva sostituito Diocleziano come imperatore d'Oriente), mentre furono uccisi due suoi amici: i santi martiri Guria e Samona. Nel 311, il cambiamento di politica religiosa da parte di Galerio e, dopo, l'avvento al potere di Costantino (289?.337) e di Licinio Valerio (250?-325) consentirono ad Abibo di svolgere liberamente il suo ministero e di sostenere e fortificare la fede della comunità cristiana di Edessa, sino al 320. Purtroppo, dopo tale anno, l'atteggiamento di Licinio nei confronti dei cristiani cambiò e cominciarono a verificarsi episodi di intolleranza e persecuzione. Alcune chiese furono chiuse, altre demolite, alcuni vescovi furono imprigionati, altri esiliati, qualcuno anche condannato a morte. È in questo contesto che Abibo fu arrestato e, in un primo tempo, liberato. Desideroso però del martirio, si presentò spontaneamente a Teotecne, uno degli ufficiali di Lisania, governatore della provincia di Edessa, e professò la sua fede cristiana. Sottoposto al consueto interrogatorio affinché rinnegasse Cristo, Abibo rimase insensibile a minacce, promesse e torture, e fu condannato ad essere bruciato vivo (15 novembre 322). Sembra che il suo corpo sia stato risparmiato miracolosamente dalle fiamme e in seguito imbalsamato e sepolto presso la tomba dei martiri suoi amici Guria e Samona. Le spoglie di Abibo, di Gamaliele e di Nicodemo sono state trovate dai Pisani durante la prima crociata e poi traslate nel duomo di Pisa, per volere dell'arcivescovo Daiberto (o Dagoberto; 1050 circa-1105). Sino a pochi anni fa il culto dei santi Abibo, Guria e Samona era ricordato insieme, il 15 novembre; ma i sedici anni di distanza tra le loro morti (306 e 322) hanno determinato la divisione della celebrazione. Così, nell'ultima edizione del Martirologio Romano, Abibo è ricordato da solo, il 2 settembre. (lb)