Cheremone, Eusebio e Fausto sono i santi conosciuti come i «diaconi martiri alessandrini». Si tratta di tre diaconi della Chiesa alessandrina, martiri in una delle ultime persecuzioni (quella avvenuta sotto l'imperatore Valeriano), poco prima dell'Editto di Costantino del 313, che consentì la libera professione della fede cristiana. Il più noto è Fausto (omonimo, conterraneo e quasi contemporaneo di san Fausto «prete», col quale è spesso confuso, ma quest'ultimo dovrebbe essere stato martirizzato in una fase più tardiva di questa lunga persecuzione, alcuni anni dopo). Le testimonianze riportano fatti della vita del diacono Fausto, spesso associati a quelli dei suoi compagni Cheremone ed Eusebio, per cui se ne può tracciare una vicenda unitaria. Sembra che Fausto fu processato dal prefetto romano Emiliano e fu condannato all'esilio nella regione libica di Kefro, insieme al vescovo Dionigi e con Eusebio e Cheremone. Successivamente Dionigi venne esiliato altrove, mentre Fausto, con Eusebio e Cheremone, ritornò in Egitto, obbligati tutti ad una comune vita nomade, fino alla loro morte. Nella Storia Ecclesiastica di Eusebio, antica opera cronachistica, troviamo la seguente affermazione, riguardante Fausto: «Si è distinto nel confessare la fede ed è stato poi risparmiato sino alla persecuzione succeduta al nostro tempo; vecchio e pieno di giorni ha consumato nell'età nostra il martirio per decapitazione» (VII, 11, 26). È opinione diffusa la sostanziale contemporaneità del martirio comune dei tre diaconi alessandrini. (sp)