Secondo molte fonte attendibili, all'inizio della persecuzione disposta dall'imperatore Valerinno, in Spagna, sotto la giurisdizione del proeuratore Emiliano, che ricorre come autore di altri martiri, furono arrestati il vescovo di Tarragona, Fruttuoso, e due suoi diaconi, Augurio ed Elogio. Tutti e tre si rifiutarono di abiurare e vennero perciò condannati ad essere bruciati vivi in luogo pubblico. La tradizione racconta che affrontarono la morte in preghiera e, quando il fuoco arrivò a consumare le corde che li legavano, congiunsero le loro braccia a forma di croce e, in questo modo, morirono. Si narra che, in seguito, ci furono apparizioni dei tre martiri sia ai loro carnefici sia alla comunità cristiana. Le ceneri di Fruttuoso sarebbero ora conservate presso l'abbazia di San Fruttuoso a Camogli, dove sarebbero state traslate da san Prospero a seguito dell'invasione araba della Spagna, mentre nulla si sa di quelle di Augurio e di Elogio. In occasione della ricorrenza del millesettecentocinquantesimo anniversario del martirio di questi tre santi, che sono considerati i protomartiri di Tarragona, papa Benedetto XVI, il 19 gennaio 2009, tra l'altro così scriveva all'arcivescovo dell'arcidiocesi catalana: «La commemorazione di questi martiri ci porta a pensare a una comunità che, avendo ricevuto agli albori del cristianesimo il messaggio evangelico trasmesso dagli Apostoli, seppe professare, vivere e celebrare la sua fede senza timore, anche in un clima di incomprensione e di ostilità. La testimonianza di quanti versarono il loro sangue per Cristo continua a illuminare e a rafforzare la fede della Chiesa, poiché dimostra inequivocabilmente che il senso e la pienezza della nostra esistenza, la ragione della più grande speranza e della più intima gioia, è il rapporto con Dio, sorgente della vita». (sp)