II diacono Walobonso è ricordato insieme con altri sei monaci martiri: Pietro, Sabiniano, Wistremondo, Abenzio e Geremia, uccisi tutti nello stesso giorno a Cordoba in Spagna. Walabonso, ordinato diacono ancora molto giovane, era nato ad Elepla (odierna Niebla in Andalusia nella provincia di Huelva), da padre cristiano e madre convertita dalla religione musulmana. Aveva una sorella (santa Marta di Cuteclara, martire, + 24 novembre 851), che sarebbe anch'essa morta testimontando Cristo poco dopo di lui, entrata nel convento di Santa Maria di Cuteclara. Fu educato nel Monastero di San Felice a Cordoba insieme a Wistremondo e Pietro. Questi sei monaci si erano presentati all'emiro (l'omayyade Abd al-Rahmàn II) per protestare per l'omicidio, perpetrato due giorni prima, del giovane Sancio e, cinque giorni prima, del monaco Isacco. Per questa loro testimonianza furono immediatamente condannati a morte per decapitazione, mentre Geremia, il più anziano del gruppo e privo degli ordini religiosi, fu crudelmente flagellato nel tentativo di fargli abiurare la fede. I loro resti furono esposti al pubblico ludibrio secondo la normativa coranica [in vigore ancora oggi; prevede che il boia stesso fissi la testa mozzata al corpo del giustiziato, per poi farlo pendere, per circa due ore, dalla finestra o balcone di una moschea o appenderlo ad un palo, durante la preghiera di mezzogiorno - NdK]. Pochi giorni dopo i loro resti furono bruciati e le ceneri gettate nel fiume Guadalquivir. (ldn)