Il diacono Vincenzo è, insieme a Lorenzo, il martire più popolare della Spagna, e doveva esserlo già molti secoli fa se tre città - Valcncia, Saragozza e Huesca - asseriscono di avergli dato i natali. Non solo: è stato scritto che anche oggi ogni vescovo sogna di avere un diacono come lui perché Vincenzo era generoso, aiutava i poveri, gli orfani e le vedove, era coraggioso, ed inoltre aveva cultura e sapeva parlare e predicare bene. Secondo la tradizione più attendibile, nacque da una nobile famiglia, intorno all'anno 280, a Huesca, alle falde dei Pirenei, nell'odierna Aragona. Da giovane si trasferì a Saragozza, dove incontrò il vescovo di quella città, Valerio, uomo di fede, ma con difficoltà nel parlare, che apprezzò subito le qualità intellettuali e morali di Vincenzo, oltre che la sua capacità oratoria: per questo, lo ordinò diacono. Vincenzo servì con grande dedizione Valerio, predicando persino al suo posto. Entrambi, però, furono vittime della persecuzione ordinata dall'imperatore Diocleziano (+ 305). Arrestati e portati a Valencia, furono processati dal governatore Daciano, che si accanì in modo particolare sul giovane diacono, il quale, anche a nome del suo vescovo, ribatteva puntuale alle accuse. Allora Daciano ordinò che Vincenzo fosse bastonato e torturato, anche con passaggio sulla graticola; infine, fu ucciso, sembra il 22 gennaio del 304. Secondo gli Atti del suo martino, apocrifi come molti di altri santi, il corpo di Vincenzo fu gettato in un campo, in pasto agli animali selvatici, ma giunse un corvo a difendere il cadavere. Daciano, allora, lo fece mettere in un sacco con un macigno e gettare nel fiume; ma il corpo non affondò, anzi, trasportato dalle acque, tornò a riva, dove fu raccolto da alcuni cristiani, i quali gli diedero adeguata sepoltura. Un secolo dopo il suo martirio, il 22 gennaio di ogni anno, sant'Agostino gli dedicherà un'omelia. In una di queste, disse che il diacono Vincenzo «aveva coraggio nel parlare, aveva forza nel soffrire. Nessuno presuma di se stesso quando parla. Nessuno confidi nelle sue forze quando sopporta una tentazione, perché, per parlare bene, la sapienza viene da Dio e, per sopportare i mali, da lui viene la fortezza». E in un'altra omelia osservò: «Qual'è oggi la contrada, qual'è la provincia dove si estendono l'impero romano e il nome di Cristo che non celebri con gioia l'anniversario del martirio di san Vincenzo?». Pochi secoli dopo, in seguito all'invasione dei Mori, per evitare la dispersione delle reliquie il corpo di Vincenzo fu portato in Portogallo, in una chiesa costruita appositamente sul promontorio Capo San Vincenzo. Vinta la guerra sui Mori, le spoglie furono trasferite a Lisbona con una nave ed oggi sono venerate nella sua cattedrale. Per questo, la capitale portoghese ha scelto il santo come patrono e lo stemma cittadino raffigura appunto la nave con le reliquie e con i corvi che vegliano sulle stesse. Il culto del martire ha avuto grande diffusione soprattutto in epoca tardo-medioevale. Nell'iconografia cristiana Vincenzo è spesso rappresentato con la dalmatica rossa e con in mano una palma, un libro, una croce o un grappolo d'uva; oppure accanto a una graticola, a una macina o con un corvo. (lb)