Nel volume Indici de' sommi pontefici, degl'imperadori, e de consoli: colla tavola copiosa dei nomi..., stampato a Roma nel 1668, si legge: «Che la notte vegnente ebbero Macario e Teodoro dei principali ciamberlani di Diocleziano li mosse ad essere battezzati dal pio sacerdote [Donato - NdR} cui uniti il giorno dietro confessavano la verità della Religione. Furono tutti e tre condannati alle fiere dalle quali non ne ricevettero nocumento. Il prodigio commosse la plebe colà adunata che alzò le grida in detestazione della perversità del tiranno ed in confermazione di lode al Redentore in mezzo agl'urli e schiamazzi del concitato popolo odesi sì orrendo tremuoto [terremoto - NdR} che soprapresi coloro da un gagliardo timore tutti si diedero alla fuga. Soli veggendosi, i Santi Confessori dallo steccato uscirono ed entro un picciolo legno fuggenti, in Egitto arrivarono ove Donato fu eletto Vescovo di Turnis, Macario consagrato a Sacerdote e Teodoro a Diacono». La stessa vicenda è citata nel libro Storia civile ed ecclesiastica della Dalmazia, Croazia e Bosnia, stampato in Venezia nel 1775. Teodoro, poi, sarebbe morto martire. È da escludere, quindi, che questo diacono santo corrisponda a san Teodoro (in veneziano, Todaro), un legionario romano di origini orientali che per la fede fu arso vivo nel 306 e che divenne poi il patrono di Venezia, sino a quando gli fu «affiancato» san Marco. (lb)