Di santi con il nome di Procopio ve ne sono almeno una ventina. Per Procopio di Cesarea il Martirologio romano riporta: «Martire, che condotto qui sotto l'imperatore Diocleziano dalla città di Scitopoli, alla prima audacia nelle risposte, fu messo a morte dal giudice Fabiano». Questo martire, per le sue funzioni di lettore, esorcista e votato alla castità fin in tenera età, è raffigurato nell'iconografia bizantina come un giovane diacono imberbe e per tale motivo è citato in questa raccolta anche so con il beneficio del dubbio. La sua vita è riportata da Eusebio di Cesarea nel capitolo relativo ai «Martiri della Palestina» uccisi per la loro fede durante la persecuzione di Diocleziano del 303 e lo identifica come il «primo dei martiri della Palestina». Purtroppo non è possibile separare le successive agiografie dalle sovrapposizioni con le vite di santi omonimi. In suo onore fu eretta a Cesarea di Palestina una chiesa, più volte ricostruita ed ingrandita. Le sue reliquie sono nella chiesa di San Michele ad Antiochia. A volte san Procopio è rappresentato in abiti militari. Era molto venerato già in epoca alto-medievale in Oriente, soprattutto tra le armate bizantine. I Normanni elessero proprio san Procopio tra i patroni dello Stato. Il suo culto si diffuse molto anche tra i crociati; ciò spiegherebbe la diffusa presenza di cappelle e immagini a lui dedicate lungo gli itinerari dei pellegrinaggi che dalla Puglia portavano in Terra Santa. A Monopoli (Bari) vi è un'interessante chiesa rupestre immersa tra un paesaggio d'ulivi secolari dedicata ai santi Andrea e Procopio. (ldn)