Stando alla Storia ecclesiastica di Pleury e al testo agiografico del 1778, il diacono Paolo nacque a Cordoba da una delle più nobili famiglie locali. Monaco presso la comunità dei chierici della chtea di San Zoilo, aveva lì ricevuto l'ordine diaconale. Di carattere affabile e profondamente umile, era ricordato per la «tenera carità verso de' suoi prossimi» soprattutto durante un periodo di particolare durezza della pressione araba verso i cristiani sotto il dominio dell'emiro Aberrabamo (Abd al-Rahmàn II) e fomentato dal consigliere rigorista Nasr (eunuco ex cristiano ed «eroe» della battaglia contro i Vichinghi del 844, a Tablada). Tra le sue opere caritatevoli spettava la visita ai carcerati, in particolare ai cristiani perseguitati, attività particolarmente pericolosa specialmente se fatta senza nascondere la propria fede. Convocato in giudizio per «proselitismo», si difese confessando pubblicamente la propria fede in Cristo senza riconoscere Maometto. Condannato ed incarcerato per aver bestemmiato, nell'attesa di venire ucciso, promise ad un sacerdote di Badajos, di nome Tiberino - prigioniero anch'egli da oltre ventanni per un qualche delitto non riferito alla religione - che avrebbe pregato per la sua liberazione non appena fosse giunto dinanzi a Dio. Il diacono Paolo fu martirizzato il 20 luglio e il suo corpo fu lasciato insepolto per alcuni giorni finché alcuni fedeli, di nascosto, lo portarono via e lo seppellirono nella chiesa di San Zoilo. «Non passarono molti giorni dal martirio che il diacono santo comparve splendente di luce in prigione al mentovato prete Tiberino e, miracolosamente liberato, lo restituì alla sua patria». (ldn)