Lorenzo è uno dei santi piu noti e venerati, eppure le notizie sulla sua vita prima del martirio sono scarse. Sarebbe nato ad Huesca, cittadina dell'Aragona, alle falde dei Pirenei (dove sarebbe nato anche il diacono san Vincenzo di Saragozza, e dove fu ucciso il diacono beato Rosendo Donamaria Valencia). Ancora giovane, Lorenzo fu mandato a completare gli studi a Saragozza, dove insegnava il presbitero greco che sarebbe diventato papa Sisto II. Tra il maestro e lo studente si stabilì una stima tale che dapprima si recarono insieme a Roma e dopo, quando Sisto II divenne papa (il 30 agosto del 257 e lo fu per neppure un anno), volle accanto a se il discepolo e poi arcidiacono Lorenzo (all'epoca, 1'arcidiacono era il primo dei sette diaconi al servizio della Chiesa romana). Nell'agosto del 258 1'imperatore Valeriano (+260) fece arrestare e decapitare Sisto II. In una lettera di san Cipriano, vescovo di Cartagine, si legge infatti: «Sisto ha subìto il martirio con quattro diaconi il 6 agosto, mentre si trovava nella zona del cimitero [detto di san Callisto - NdR]. Le autorità di Roma hanno come norma che quanti vengono denunciati quali cristiani, debbano essere giustiziati e subire la confisca dei beni a beneficio dell'erario imperiale». Prima di morire, però, Sisto II aveva incaricato Lorenzo di distribuire ai poveri tutto il tesoro della Chiesa. Le autorità, e forse lo stesso Valeriano, volevano queste ricchezze e ordinarono a Lorenzo di consegnarle. Dopo tre giorni, Lorenzo si presentò all'imperatore attorniato da poveri, sofferenti e storpi, proclamando che questi erano i veri tesori della Chiesa. Valeriano non gradì lo spettacolo: fece arrestare Lorenzo e lo condannò a morte. Il racconto del martirio di Lorenzo è descritto con molti particolari nella Passio Polychromi, di cui abbiamo tre redazioni (secoli V-VII), contenenti anche particolari leggendari; alcune notizie sono, tuttavia, presenti in testimonianze precedenti, come quella di sant'Ambrogio nel De Officiis. Lorenzo avrebbe subito varie torture: fu colpito con palle di piombo, fu posto vivo tra due lastre incandescenti e infine, collocato su una graticola, mori. Secondo la Depositio martyrum (anno 354) era il 10 agosto 258. Due secoli dopo la sua morte, papa Leone Magno scrisse che fu il fuoco che ardeva in lui ad aiutarlo a sopportare il fuoco esterno del martirio. Nel Messale Romano, poi, si legge: «Lorenzo, famoso diacono della chiesa di Roma, confermò col martirio sotto Valeriano (258) il suo servizio di carità, quattro giorni dopo la decapitazione di papa Sisto II. Secondo una tradizione già divulgata nel IV secolo, sostenne intrepido un atroce martirio sulla graticola, dopo aver distribuito i beni della comunità ai poveri da lui qualificati come veri tesori della Chiesa». Il supplizio con il fuoco non era, purtroppo, inconsueto; lo confermano, ad esempio, sempre sotto Valeriano, il martirio di san Fruttoso, vescovo di Tarragona, e del suoi diaconi Augurio ed Eulogio. Le spoglie di san Lorenzo riposano, insieme a quelle di santo Stefano, in un antico sarcofago nella basilica di San Lorenzo fuori le mura, nella piazza omonima, proprio davanti a Campo Verano. Nel tesoro delle reliquie, in Vaticano, si conserva anche la sua testa. La grande venerazione per questo martire è dimostrata, tra 1'altro, dalle oltre trenta chiese che gli sono state dedicate nella sola citta di Roma. In particolare, la basilica di San Lorenzo al Verano e una delle cinque patriarcali, e tra le altre le più note sono quelle di San Lorenzo in Lucina, San Lorenzo in Damaso, San Lorenzo in Piscibus, San Lorenzo in Fonte, San Lorenzo in Miranda, San Lorenzo in Panisperna. Altro esempio: la pianta del monastero madrileno dell'Escorial ha la forma di graticola proprio per ricordare il supplizio di san Lorenzo. Questo santo è anche patrono o protettore di Grosseto, Genova, Ancona, Fano e Alba, oltre che dei diaconi, dei vigili del fuoco, dei cuochi e rosticcieri, dei librai e bibliotecari. Nella tradizione popolare è invocato contro gli incendi e la lombaggine. Infine, nella cattedrale di Valencia, in Spagna, è conservato il calice che secondo la tradizione è stato usato da Gesù nell'Ultima Cena. Sarebbe stato portato da Gerusalemme a Roma da san Pietro; poi, nell'anno 258, papa Sisto II lo avrebbe consegnato a Lorenzo, che a sua volta lo avrebbe inviato ad Huesca; da lì, dopo varie peripezie, nel 1437 la reliquia sarebbe arrivata a Valencia. (lb)