Come in molti luoghi di Terrasanta, anche a Nazareth l'archeologia e la tradizione si completano a vicenda. Nella parte sottostante la basilica dell'Annunciazione, c'è una grotta venerata come la casa di Maria (su una parete compare l'iscrizione greca «ΞE MAΠIA», Ave Maria, appunto, che confermerebbe la presenza della Madonna in quel luogo). Sul pavimento accanto c'è un altro riferimento alle prime comunità cristiane: un mosaico con la scritta greca «Dono votivo del diacono Konon da Gerusalemme». Queste parole rimandano ad altri eventi. Verso l'anno 250, Giulio Africano scrisse che a Nazareth vivevano i «parenti del Signore». Come successori dell'apostolo Giuda Taddeo «fratello del Signore» essi formavano una comunità giudeo-cristiana, ed erano chiamati Nazareni. Erano semplici contadini, ma sospetti perché appartenenti alla famiglia di Gesù: furono deportati a Roma e interrogati in merito a un loro possibile atteggiamento rivoluzionario. Poi, quei cristiani, Konon o Conone compreso, si sarebbero trasferiti in Panfilia. Dopo qualche anno, però, attorno al 249, sotto l'imperatore Decio, tutti furono martirizzati. Non è certo, però, se il diacono Konon citato nel mosaico è lo stesso ucciso in Panfilia. (lb)