Fu ed è il De Leonardis quello che comunemente vien chiamato «un ingegnaccio», per capacità e per volontà. La fortuna gli fu avara quanto a mezzi di vita, ma egli, mediante il lavoro, le privazioni, il sacrificio, riuscì ugualmente a farsi strada e a procurarsi un degno posto nella società.
I suoi genitori, Bernardino, bottaio, e Clemenza Ciaccia, donna di casa, erano di umile condizione e per di più avevano cinque persone a carico, che con loro due facevano sette. Gente umile, ma onesta e pia. Antonio aveva una spiccata tendenza agli studi classici, ma non potè coltivarla, sia per le disagiate condizioni economiche famigliari, sia per le frequenti chiamate alle armi che lo tennero legato, più o meno, per un decennio. Infatti, nel 1908, egli fu una risparmiata vittima del terribile terremoto di Messina, dove trovavasi per il servizio militare. Per un mese fu irreperibile ed i suoi famigliari lo piansero per morto, ma poi, ricevute tutte in una volta le sviate lettere di lui, il lutto si tramutò in gioia. Dal 1911 al 12, fu richiamato per la guerra di Libia e, dal 15 al 19, per la prima guerra mondiale.
Dopo la scuola elementare, lavorò da garzone presso un ebanista, ma nei ritagli di tempo si faceva ripetere dagli ex condiscepoli - che ora frequentavano le scuole medie - le lezioni, che poi studiava da sé, sui libri presi in prestito. Sostenne e superò gli esami di idoneità alla scuola media, in Conversano, pagando le tasse col suo lavoro e coi suoi risparmi. Fu questa la sua prima vittoria sull'avversa sorte e continuò a lottare finché non riuscì a conquistare il titolo di Maestro.
Insegnò nelle scuole primarie di Sannicandro (1912-1915), in Alberobello (1916-38) ed infine in Empoli, dove trovasi attualmente. Di sveglia intelligenza, di tenace memoria, di perseverante volontà, non tralasciò di studiare, formandosi una coltura tale da poter ottenere, per vari anni, l'incarico dell'insegnamento delle materie letterarie nelle Scuole di Avviamento, e gli procura sempre dei giovinetti delle scuole secondarie, che egli prepara con competenza, passione e pazienza.
Un particolare aspetto della poliedrica mente del Nostro è l'innato amore per la pittura, che tratta con encomiabile perizia nelle sue varie forme: bianco e nero, acquarello, pastello ed olio. Suoi soggetti preferiti sono i famosi trulli, la di cui tutela gli fu affidata dal Ministero della P. I., dal '30 al '38, come Ispettore On. ai Monumenti e Scavi. E' stato ed è instancabile amatore e cultore delle patrie memorie e dei trulli, che esalta con conferenze, quadri ed articoli. Ovunque abbia messo piede e, con chiunque abbia conversato, à sempre tenuto alto il nome di Alberobello e dei suoi figli migliori. Anche l'arte di Calliope esercitò in lui un fascino ed un culto: quello di staffilare con caustico umorismo il vizio ed il malcostume. Egli è presidente dell'A.I.M.C. e spesso dimostra nelle conversazioni di coltura fra maestri come si pos-sono avvicinare e far vibrare all'unisono le anime dei grandi e quelle dei piccoli, passando in rassegna artisti, letterati e scienziati.
Fu segretario della Sezione della Democrazia Cristiana di Empoli e nelle elezioni amministr. 1946 fu portato come candidato per quel Consiglio Comunale. Per cagione delle sue molteplici occupazioni non potè manifestare le sue belle idee e concezioni in pubblicazioni - salvo i suoi efficaci articoli giornalistici e qualche discorso - ma egli è pago di averle transfuse a dovizia nelle menti e nei cuori dei suoi numerosi discepoli, alla foggia di Socrate e di Vittorino da Feltre che, non libri lasciarono, ma pensieri e sentimenti giunti ugualmente, e forse più durevolmente, fino a noi tramandandosi oralmente fra gli studiosi. La sua più recente e più alta onoreficenza gli fu conferita il 7 maggio del '50 dalla «Società Storica della Valdelsa» con sede in Castelfiorentino, nominandolo Consigliere della Consulta Comunale di Empoli. Un onore, questo, che non potrà non riempire del più vivo compiacimento i suoi concittadini alberobellesi.

BIBLIOGRAFIA.

1. - «Discorso funebre per la morte del Ten. Aviatore Renzo Gentile» nell'opuscolo «Ten. R. Gentile, perito il 2 settembre 1922 in Pisa ». Prem. Offic. Tip. A. De Robertis e F., Putignano 1923. Pp. 25 e 26.
2. - «Discorso per l'inaugurazione della lapide ad Antonio Curri» nell'opuscolo «Ricordo della Commemoraz. del X anniversario della sua morte». Scuola Tip. Salesiana, Bari, 1927. Pp. 7 e 8.
3. - «I trulli di Alberobello, il turismo, le tradizioni e le modernità ». in « L'Avvenire d'Italia», Roma 21 luglio 1932.
4. - «La Cupola della Chiesa Parrocchiale di Alberobello» in «L'Avvenire d'Italia», Roma, 8 nov. 1932.
5. - «L'antichità dei Trulli di Alberobello» in « L'Avvenire d'Italia », Roma, 30 agosto 1933.
6. - «Discorso in morte del Dott. Angelo Panaro» nell'opuscolo «Dott. Angelo Panaro», 24 maggio 1929. Offic. Tip. A. De Robertis e F., Putignano, 1930. Pp. 19, 20 e 21.
7. - «In morte dell'Arciprete Rev. D. Francesco Rotolo». 3 feb. 1937. (Inedito).
8. - «Monumenti megalitici nella preistoria pugliese». Università Popol. - Empoli, luglio 1945. (Inedito).

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