ARTISTA perfetto, nella persona, nella vita, nelle opere. Esaminiamolo.
Slanciato di statura, ben proporzionato nelle membra, bruno di colorito, occhi neri penetranti, fronte alta, capelli, baffi e barbetta scuri ondulati; il tutto atteggiato ad una espressione simpatica, resa più attraente dalla parola sonora e garbata, dal portamento distinto della persona, del vestito, del cappello a larga tesa, della cravatta svolazzante, del bastone d'ebano dal pomo d'argento; tutta la sua figura recava le caratteristiche del vero compiuto artista.
La sua vita fu quella tipica degli artisti: quella che va dall'ignota oscurità al fulgore della notorietà e da un polo all'altro della condizione sociale. Dapprima, chierichetto controvoglia getta via la sottana; poi, scolaro riottoso, preferisce fare il manovale a servizio del padre capomastro, anzicchè rimanere inchiodato sul banco della scuola. Lavora da scalpellino e istintivamente scolpisce frutta, ornati e teste, nella pietra tenera. Ma bisogna imparare a disegnare e si reca da un mediocre pittore di un paese vicino. Dopo poche lezioni, non fa che disegnare col carbone figure, greche, capitelli, sui muri lisci e imbianchiti delle case, attirandosi gli scapaccioni e le invettive dei padroni...
Intanto, nel 1860, giunge nel suo paesello l'eco del richiamo di Garibaldi che, proveniente dalla Sicilia, risale vittorioso la Penisola, unificandola. Il piccolo Curri, appena dodicenne, sente il fascino di quel grido, la suggestione di quella gesta e, senza indugio, abbandona tutto e tutti e va a raggiungere in Altamura l'Eroe leggendario. Prosegue a tappe con le mille Camicie Rosse ed entra in Napoli, fra l'esultanza del popolo inneggiante alla libertà.
La sirena del golfo lo conquide irresistibilmente ed il ragazzo delibera che quella città sarà la sua seconda patria. Fra stenti, sacrifizi e lavoro si procura da vivere, modellando figurine di argilla, facendo schizzi e disegni, dipingendo quadretti di genere. Nel contempo frequenta l'Istituto di Belle Arti. Gli anni oscuri si succedono penosamente; egli progredisce fra gli stenti; sale faticosamente l'erta; raggiunge infine la vetta agognata dell'Arte... Grandiose opere di architettura sbocciano dal suo peregrino genio, riscuotendo l'elogio dei massimi critici e degli illustri intenditori del tempo. Gabriele D'Annunzio, allora esordiente, ammira in lui il fine senso di arte, la purità dell'antica bellezza ed è fra coloro che lo qualificano il più grande architetto pugliese dell'Ottocento.
Le sue opere sono numerose; costruite in Roma, Napoli, Sarno, S.M. Capua Vetere, Alberobello. Sono chiese, teatri, gallerie, necropoli, monumenti insigni, palazzi, padiglioni e villini, un famoso Gran Caffè e tutte recano la sua impronta nobile, aristocratica, superiore; la divina misura delle proporzioni, la purezza armoniosa del suo stile ammirevole, inconfondibile. Fra tutte eccellono tre lavori d'importanza nazionale e tutti tre vengono premiati, quand'anche non eseguiti: il progetto per il Monumento a Vittorio Emanitele II in Roma; il progetto per la nuova aula del Palazzo di Montecitorio; il progetto per il nuovo Piano Regolatore di Roma.
Invece vengono eseguite: la Galleria Umberto I in Napoli, la Chiesa Parrocchiale di Alberobello, e sono opere in cui si ammira - per dirla coll'appassionato poeta Salvatore Di Giacomo - «l'ariosa e fulgida maestà dell'architettura che, dalla fatica inspirata del Maestro, seppe diventare Poesia».
Nonostante tante opere meravigliose, sì eletto ingegno non si ebbe il tramonto di splendore che si meritava, ma si spense nella solitudine, nello squallore, nell'oblio, in quella stessa maliosa Napoli che lo aveva esaltato.
Sic transit!

BIBLIOGRAFIA.

1. - «Progetto Curri per il Grande Monumento a Vittorio Em. II in Roma». Memoria. Pp. 8 con una fotografia. (Nella Biblioteca Parrocch. Morea in Alberobello).
2. - «Progetto per la Costruzione della nuova aula del palazzo di Montecitorio e delle località adiacenti». 18Q7. Con tre tavole del progetto. Stab. Tip. Pierre e Veraldi nell'Istituto Casanova, Napoli. Pp. 12. (Il testo della relazione occupa pp. 8. Trovasi presso la sig.na Rosina Morea, in Alberobello).

Bibliografia attinente.

Luigi Sylos: «Collaudazione finale del Monumento ai Caduti». Relazione. Tip. Cressati, Bari, 1926. Pp. 48.
Angelo Turi: «Per il Monumento ai Caduti eretto in Alberobello». Tip. A. De Robertis, Putìgn»no, 1937. Pp. 16.
Giuseppe Notarnicola: «Antonio Curri». Commemorazione del X anniversario della sua morte. Scuola Tip. Salesiana, Bari. 1927. Pp. 65.

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