DORA TAMBURRANO è nata a Lecce il 15 marzo 1923 e si è laureata a Bari il
12 luglio 1947 con voti 110/110 e lode e tesi di laurea su Il concetto
Ananke nella letteratura ellenica, giudicata meritevole di pubblicazione. Negli anni successivi alla laurea ha insegnato Lettere italiane, latine e greche con nomine annuali nei Licei classici "G.Palmieri" di Lecce, "Quinto Ennio" di Gallipoli, "P.Colonna" di Galatina. Vincitrice di concorso per titoli ed esami negli Istituti medi inferiori dal 1° ottobre 1954, si trasferisce a Mattina Franca, seguendo il marito, medico ginecologo nell'ospedale di questa città. Insegna presso la Scuola media "Amedeo d'Aosta". Vincitrice di concorso per titoli ed esami nei ginnasi dal 1° ottobre 1956, passa al Ginnasio del Liceo Classico "Tito Livio". Vincitrice di concorso per titoli a cattedra di Lettere Italiane, Latine e Storia nei Licei, dal 2 settembre 1963 passa al Liceo. Vincitrice di concorso per titoli a cattedra di Lettere latine e greche (comunicazione del 27 giugno 1969), preferisce mantenere la cattedra di lettere italiane e latine e la manterrà fino al 1993, quando andrà in pensione ben oltre i quaranta anni di servizio, dopo aver ottenuto la proroga di cinque anni allora consentita dalla legge, previa rinuncia ai benefici di carriera già acquisiti. Ha annualmente guidato grappi di studenti suoi alunni in convegni e gare di cultura latina e italiana ad Arpino, a Venosa, ad Agrigento, e nel 1992 un suo gruppo di studio ha vinto il Premio Pirandello nel convegno internazionale di Agrigento con una tesi su Pirandello e la politica. Ha attraversato gli anni della contestazione giovanile mantenendo vivo nei giovani l’interesse per la scuola di indirizzo umanistico, guidandoli a ritrovare in quella classica le radici della cultura europea, ribadendo l’aforisma di Goethe: «Classico è colui che sente di essere illuminato dallo stesso sole che ha illuminato Omero». Ha approfondito e alimentato nei suoi allievi le costanti della cultura classica: il senso della legge morale intesa come legge di equilibrio, modellato su quello della natura («Est modus in rebus»); il senso della storia come memoria di ciò che non va dimenticato perché opera dell'uomo («κτημα εις κεί»); il senso della vita come ricerca virtuosa di conoscenza ed esperienza, espresso da Ulisse e ricantato da Dante («Fatti non foste…»); il valore della giovinezza come avventura o sfida, o progetto ed azione. Mentre sembrava d'obbligo parlare di caduta delle secolari certezze e si i ndicavano come essenziali le categorie del relativo e del possibile, ha sempre conservato e difeso la convinzione che la cultura classica, al di là delle disquisizioni astratte e delle deformazioni demagogiche o delle nevrosi di costume, abbia continuato ad alimentare la fede nelle risorse dell'uomo che, se da quella fede è sostenuto, può sempre, pur nella consapevolezza dei limiti fissati dalla natura, riproporsi come παντων μετρόν e confermarsi tale.                                                                                           Pubblicato su internet 15/3/2023 |