Parrocchia Santi Cosma e Damiano - Via Crucis
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Prima Stazione: Gesù è condannato
a morte
Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano:
«Crocifiggilo, crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro:
«Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la
morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò». Essi però insistevano
a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano.
Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui
che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano,
e abbandonò Gesù alla loro volontà. (Lc 23,20-25)
A voi che non contate nulla agli occhi degli uomini, ma che davanti
agli occhi di Dio siete grandi, coraggio! Dio non fa graduatorie. Non
sempre si lascia incantare da chi sa parlare meglio. Non sempre, rispetto
ai sospiri dignitosi del povero, dà la precedenza al canto gregoriano
che risuona nelle chiese. Non sempre si fa sedurre dal profumo dell'incenso,
più di quanto non si accorga del tanfo che sale dai sotterranei della
storia. (dagli scritti di Don Tonino BELLO)
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Seconda Stazione: Gesù prende la croce
Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il
luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con
lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e in mezzo Gesù. (Gv.19,17-18)
La croce l'abbiamo inquadrata nella cornice della sapienza umana, e nel
telaio della sublimità di parola. L'abbiamo attaccata con riverenza alle
pareti di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel cuore. Pende dal
nostro collo, ma non pende sulle nostre scelte. Le rivolgiamo inchini
e incensazioni in chiesa, ma ci manteniamo agli antipodi della sua logica.
L'abbiamo isolata, sia pure con tutti i riguardi che merita. È un albero
nobile che cresce su zolle recintate. (dagli scritti di
Don Tonino BELLO)
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Terza Stazione: Gesù cade la prima volta
Io sono l'uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira.
Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce.
Solo contro di me egli ha volto e rivolto la sua mano tutto il giorno.
Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle, ha rotto le mie ossa. Ha
sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri.
(Lam.3,1-4.9)
Dal deserto del digiuno e della tentazione fino al monte Calvario, la
pace passa attraverso tutte le strade scoscese della quaresima. E quando
arriva ai primi tornanti del calvario, non cerca deviazioni di comodo,
ma vi si inerpica fino alla croce. Sì, la pace, prima che traguardo, è
cammino. E per giunta, cammino in salita. Vuol dire, allora, che ha le
sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. I suoi rallentamenti e le sue accelerazioni.
Forse anche le sue soste. (dagli scritti di Don Tonino
BELLO)
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Quarta Stazione: Gesù incontra sua madre
Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la
rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione
perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada
trafiggerà l'anima». (Lc 2,34-35)
Nessun linguaggio umano deve essere stato così pregnante come quello
di Maria. Fatto di monosillabi, veloci come un sì. O di sussurri, brevi
come un fiat. O di abbandoni, totali come un amen. O di riverberi biblici,
ricuciti dal filo di una sapienza antica, alimentata da fecondi silenzi.
Maria, immagine dell'antiretorica, non posa per nessuno. Neppure per il
suo Dio. (dagli scritti di Don Tonino BELLO)
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Quinta Stazione: Gesù è aiutato da Simone di
Cirene
Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che
veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce.
Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio.
(Mc 15,21-22)
L'amore per Cristo che non abbia il marchio della totalità è ambiguo.
il "part-time" non è ammissibile. Il servizio a ore, in cui magari per
ogni eccedenza chiediamo compensi maggiorati come un operaio che esige
lo straordinario, sa di mercificazione. In concreto, innamorarsi di Gesù
Cristo vuol dire conoscenza profonda di lui, assimilazione del suo pensiero,
accoglimento senza sconti delle esigenze radicali del vangelo. (dagli
scritti di Don Tonino BELLO)
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Sesta Stazione: La Veronica asciuga il volto
di Gesù
Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano
la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore
Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia
faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso. (Is 50,6-7)
Eccoci, Signore, davanti a te. Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato.
Ma se ci sentiamo sfiniti, non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto
o abbiamo coperto chissà quali interminabili rettilinei. È perché, purtroppo,
molti passi li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue.
Seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non
le indicazioni della tua Parola. (dagli scritti di Don
Tonino BELLO)
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Settima Stazione: Gesù cade la seconda volta
Oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava
vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché,
non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia. (1Pt 2,23-24)
Stare con Gesù significa mettere il vangelo al centro della nostra vita
personale e comunitaria. Lasciarci contaminare inguaribilmente dalla speranza
della risurrezione. Affrontare le tribolazioni, il dolore e perfino la
morte, sapendo che verranno giorni in cui "non ci sarà né lutto né pianto",
e tutte le lacrime saranno asciugate dal volto degli uomini. (dagli
scritti di Don Tonino BELLO)
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Ottava Stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme
Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto
e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse:
«Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse
e sui vostri figli. Perché se trattano così il legno verde, che avverrà
del legno secco?». (Lc 23,27-28,31)
Coraggio, fratello che soffri. Non angosciarti tu che, per un tracollo
improvviso, vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi, le
tue fatiche distrutte. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di
lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti fratello
povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente
e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza.
Coraggio! La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre "collocazione
provvisoria". (dagli scritti di Don Tonino BELLO)
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Nona Stazione: Gesù cade la terza volta
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello
condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non
aprì la sua bocca. Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità
del mio popolo fu percosso a morte. (Is. 53,7-8b)
Un giorno, quando avrete finito di percorrere la mulattiera del calvario
e avrete sperimentato come Cristo l'agonia del patibolo, si squarceranno
da cima a fondo i veli che avvolgono il tempio della storia, e finalmente
saprete che la vostra vita non è stata inutile. Che il vostro dolore ha
alimentato l'economia sommersa della grazia. Che il vostro martirio non
è stato assurdo, ma ha ingrossato il fiume della redenzione raggiungendo
i più remoti angoli della terra. (dagli scritti di Don
Tonino BELLO)
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Decima Stazione: Gesù è spogliato
Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno
forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Essi
mi guardano, mi osservano: si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano
la sorte. (Sal 22(21).17-19)
Chi sta alla tavola dell'Eucarestia deve "deporre le vesti". Le vesti
del tornaconto, del calcolo, dell'interesse personale, per assumere la
nudità della comunione; le vesti della ricchezza, del lusso, dello spreco,
della mentalità borghese, per indossare le trasparenze della modestia,
della semplicità, della leggerezza. Dobbiamo abbandonare i segni del potere,
per conservare il potere dei segni. (dagli scritti di Don
Tonino BELLO)
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Undicesima Stazione: Gesù è inchiodato sulla
croce
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori,
uno a destra e uno a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché
non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le vesti, le tirarono
a sorte. C'era anche una scritta, sopra il capo: Questi è il re dei Giudei.
(Lc 23,33-34,38)
Non sfugge a nessuno che stiamo vivendo giorni amari quali ci è sembrato
di non vivere mai. Perfino ad attardarsi sulla rievocazione delle violenze
si dà l'impressione di essere stancamente ripetivi. La situazione internazionale,
gli eccidi, gli spettacoli della fame ci sfilano davanti agli acchi come
grondaie inconsumabili, e si ha la tentazione di pensare a situazioni
senza sbocco. La nostra coscienza morale esce schiacciata da questa temperie
di dolore. È il tempo del torchio. Il nostro animo si gonfia di turbamento.
Siamo presi dallo sconforto. (dagli scritti di Don Tonino
BELLO)
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Dodicesima Stazione: Gesù muore in croce
Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse
per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d'aceto;
posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela
accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto
è compiuto!». E, chinato il capo, spirò. (Gv 19,28-30)
"Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio". Ecco le sponde che delimitano
il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi
circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si
consumano tutte le agonie dei figli dell'uomo. "Da mezzogiorno alle tre
del pomeriggio", solo allora è consentita la sosta sul Gòlgota. Una permanenza
più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. La mia, la tua, le nostre
croci sono provvisorie. (dagli scritti di Don Tonino BELLO)
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Tredicesima Stazione: Gesù è deposto dalla croce
Era il giorno della Preparaazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero
in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato),
chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fosser portati
via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro
che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però a Gesù e vedendo
che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli
coplì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua. (Gv
19,31-34)
È vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, ma deve anche
schiodare tutti coloro che vi sono appesi. Noi oggi siamo chiamati a un
compito dalla portata storica senza precedenti: «Sciogliere le catene
inique, togliere i legami dal giogo, rimandare liberi gli oppressi». (Is
58,6) (dagli scritti di Don Tonino BELLO)
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Quattordicesima Stazione: Gesù è posto nel sepolcro
Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino
un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque
deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro
era vicino. (Gv 19,41-42)
Coraggio, comunque! Noi credenti, nonostante tutto, possiamo contare
sulla Pasqua. E sulla domenica, che è l'edizione settimanale della Pasqua.
Essa è il giorno dei macigni che rotolano via dall'imboccatura dei sepolcri.
È l'intreccio di annunci di liberazione, portati da donne ansimanti dopo
lunghe corse sull'erba. È l'incontro di compagni trafelati sulla strada
polverosa. È il tripudio di una notizia che si temeva non potesse giungere
più e che corre di bocca in bocca ricreando rapporti nuovi tra vecchi
amici. È la gioia delle apparizioni del Risorto che scatena abbracci nel
cenacolo. È la festa degli ex delusi della vita, nel cui cuore all'improvviso
dilaga la speranza. (dagli scritti di Don Tonino BELLO)
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Quindicesima Stazione: Gesù risorge da morte
Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato.
Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava
che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse
crocifisso e risuscitasse il terzo giorno. (Lc 24,5-7)
Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche
parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare solo
rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare,
Signore, che anche tu abbia un'ala soltanto. L'altra, la tieni nascosta:
forse per farmi capire che anche tu non vuoi volare senza di me. Per questo
mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami,
allora, a librarmi con te. Perché vivere non è "trascinare la vita", non
è "strappare la vita", non è "rosicchiare la vita". Vivere è abbandonarsi,
come un gabbiano, all'ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l'avventura
della libertà. Vivere è stendere l'ala, l'unica ala, con la fiducia di
chi sa di avere nel volo un partner grande come te! (dagli
scritti di Don Tonino BELLO)
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