DON ANTONIO, fratello dei due nominativi precedenti, nacque ad Alberobello il 29 Gennaio del 1886 da Biagio Giovanni tintore e da Grazia Marraffa. Era il secondo di nove fratelli (sei maschi e tre femmine in ordine di nascita: Angela, don Antonio appunto, Giuseppe, Samuele, Anna, Pietro, Giovanni. Vito e Ritella); già da bambino avverti la vocazione alla vita consacrata. Fu affidato al Collegio Serafico di Francavilla Fontana (Brindisi) dove studiò e ricevette tutti gli ordini minori dei Francescani. Fu ordinato sacerdote il 24 Luglio del 1910 ad Oria dal vescovo Mons. Antonio De Tommaso.
Per la sua preparazione e bontà fu destinato, subito dopo, a ricoprire l'incarico di Rettore dei Chierici nel Convento Fulgenzio di Lecce. Dal 1912 al 1916 fu insegnante di lettere nel Collegio Serafico di Francavilla Fontana. La prima Guerra Mondiale, nel 1916, lo vide richiamato alle armi, anche se non andò mai al fronte e, in qualità di sacerdote, fu impegnata nell'aiuto ai soldati e ai feriti.
Al ritorno dalla guerra si rimise a studiare riuscendo a conseguire il Diploma Magistrale e ad iscriversi alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Napoli.
DRAGONI DI LEQUILE - Il 1921 su invito della Società Umanitaria andò a Dragoni, frazione di Lequile, dove dal 31 gennaio 1922 avviò la prima scuola rurale diurna con 3 classi miste e 31 alunni.
La sua opera non si limitò al solo insegnamento, ma, viste anche le precarie condizioni economiche e sociali dei fanciulli del luogo, istitui, a proprie spese, una refezione calda nei locali messi a disposizione dal signor Giuseppe Mazzeo. A ricordo di questo nobile gesto, la popolazione di Dragoni pose una lapide marmorea sul muro perimetrale nord della chiesa parrocchiale di San Basilio, attualmente posta sul muro esterno della Scuola Primaria "Miccoli". Finito, nel luglio del 1922, il primo anno scolastico con gli esami, che videro 25 su 31 alunni promossi, si attivò per organizzare il secondo. Nel frattempo ottenne dal Comune un terreno su cui realizzare un Monumento ai Caduti di Dragoni nella prima guerra mondiale. Inoltre gli fu assegnato un altro terreno da recintare e da adibire a campo sperimentale ad uso della scuola umanitaria. Durante l'anno scolastico 1922-23, con l'aiuto dei ragazzi e dei dragonesi, fu innalzato il monumento e sistemato il giardino didattico. Per inaugurare queste due opere fu organizzata, il 16 giugno 1923, una grande manifestazione, durante la quale si benedi anche la bandiera della scuola e si premiarono, con libri, gli alunni promossi e, con 12 libretti postali, quelli più diligenti e assidui.
Inaspettatamente, però, forse a causa dei contrasti con l’assessore scolastico del Comune e nonostante la scuola avesse raggiunto 170 frequentanti, don Antonio Lippolis fu allontanato da Dragoni e sostituito con un altro maestro. Grande fu il rimpianto dei genitori, ma soprattutto dei bambini, perché la sua didattica era improntata ad una scuola aperta, dove l'insegnamento era impartito empiricamente durante molteplici occasioni (lavori manuali, escursioni, piccoli esperimenti scientifici) e organizzato secondo una precisa metodologia, che Don Antonio ha descritto nei suoi "Quaderni Attivi" per i quali ricevette un encomio solenne dall'ispettore scolastico prof. Renato Moro. Nella scuola primaria di Dragoni è stato posto un suo busto, opera del prof Cavallo, come esempio di dedizione verso gli alunni di Dragoni.
Allontanatosi definitivamente da Dragoni, lasciò anche l'ordine francescano e scelse di rimanere prete secolare.
CHIESA DI SANT'ANTONIO - Ritornato ad Alberobello nel 1923 si rese subito conto che nonostante ci fossero in paese numerosi sacerdoti, la cosiddetta "zona Monti" era trascurata spiritualmente. Essa era abitata soprattutto da famiglie di contadini che si sentivano emarginati rispetto al resto del paese. Questi dovevano scendere la collina e recarsi dall'altra parte del paese per partecipare alle funzioni religiose. Ciò, però, non sempre accadeva, perché essi avvertivano un certo disagio nei confronti dei concittadini più evoluti o che si ritenevano tali, in quanto residenti nella parte più nuova di Alberobello.
La zona stava diventando, pertanto, terra di conquista del protestantesimo. Don Antonio pensò di costruire proprio in cima alla collina una chiesa a trullo su di un terreno messo a disposizione dalla signora Antonia Cammisa e di intitolarla a sant'Antonio, non tanto perché ricordasse il suo nome, come ha riferito don Pietro Giannoccaro nella celebrazione del trentesimo anno dalla sua morte, ma perché sant'Antonio era stato, a suo tempo, il "martello degli eretici".
L'esecuzione dell'opera, su progetto del maestro falegname e bravo disegnatore Martino De Leonardis, fu affidata a maestranze alberobellesi guidate dai capomastri Tommaso Marzano ed i fratelli Cosmo e Francesco Romano, affinché risultasse un progetto totalmente locale, dall'animatore al progettista, al costruttore, alla mano d'opera, ai materiali.
La chiesa è costituita da una base a croce greca sulla quale si erge la cupola conica alta 21,50 metri, costruita con la tradizionale tecnica dei trulli.
I lavori cominciarono nel gennaio del 1926 e il 13 giugno del 1927 mons. Domenico Lancellotti la benediceva e la inaugurava.
Ben presto si instaurò la tradizione della partecipazione di gruppi giovanili favorita, in quel tempo, dalla istituzione di corsi di disegno, calligrafia, muratura, falegnameria che don Antonio stesso diresse per ben diciotto anni.
LA CHIESA DI SAN VITO MARTIRE - Don Antonio recatosi a insegnare nella frazione della Coreggia, ravvisò come necessaria e indispensabile una nuova chiesa più ampia dell'antica chiesetta. Fece un primo tentativo con Giacomo Contento, ma ricevette un diniego.
La ricerca di un fondo ebbe successo con i coniugi Grazia Grassi e Pietro Miccolis. Il 27 aprile 1930 don Antonio indisse un incontro con tutti i capifamiglia per decidere dove erigere la nuova Casa del Signore. Tutti espressero il proprio voto per alzata di mano e solo due furono contrari. La chiesa sarebbe sorta li dove è ora. Furono ordinate ai cavatori Vito Andrea Agrusti e Nicola Curri 10.000 pietre per essere "scavate, smarnate e sbozzate a regola d'arte al prezzo di lire 140 il migliaio" e concordati tre mesi per la consegna. La tettoia dell'edificio è a falda con l'inclinazione per il sistema di incavallatura detto "a squadra" o "all'italiana". Il campanile è di pietra calcarea da taglio ed è a cuspide. La cella campanaria ospita tre campane. Trascorsi 8 anni, il 19 dicembre 1939, i! vescovo mons. Gregorio Falconieri intervenne per la benedizione della nuova chiesa.
COMMISSARIO PREFETTIZIO - Nel 1932 fu nominato commissario prefettizio del Comune di Alberobello e fece ultimare l'edificio scolastico, che intitolò all'illustre nostro concittadino mons. Domenico Morea. Per i suoi meriti civili fu nominato Cavaliere ufficiale della Corona d'Italia.
La popolazione di Alberobello era aumentata ed il vescovo avverti la necessità di creare due nuove parrocchie: Sant'Antonio nel Rione Monti e san Vito in Coreggia. Era il 1945. Don Antonio in un certo senso gestì le tre parrocchie, infatti completò la chiesa dei Santi Medici con i cappelloni laterali e costrui la chiesa di sant'Antonio e quella di san Vito in Coreggia.
Nel 1951 nella parrocchia di san Vito fu nominato parroco don Pietro Giannoccaro e nel 1952 la chiesa di sant'Antonio, eretta a parrocchia, fu affidata ai Servi della Carità del beato Luigi Guanella.
Don Antonio muore il 16 dicembre del 1972, lasciando tutti i suoi beni alla comunità alberobellese, fra cui l'abitazione in via Dante Alighieri, attuale consultorio, e una villa ove oggi sorge il centro Don Guanella, e dove pose una stele in memoria dei genitori e dei fratelli.

(Aggiunto ai Personaggi Alberobellesi da Lorenzo Mansueto, come se lo avesse aggiunto il Notarnicola)

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